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Le cose da non fare, Mai (come Digital Marketer)

Non conosco quasi nessun digital marketer che volesse diventare tale.


Ne esistono di giovani, bravissimi, formatissimi, i cosidetti nativi digitali, ma, appunto, non li conosco. La mia generazione è piena zeppa, invece, di umanisti, psicologi, esperti in comunicazione, grafici, fisici, giornalisti, persino economisti (come me: i peggiori) che ambivano a ben altro e si sono ritrovati a trafficare tra ottimizzazione siti e campagne marketing, online advertising e analisi web, infografiche e psicodrammi generati da pessime conversioni e ROI.

Però — non sempre — mi piace. Mi piace creare contenuti digitali e sviluppare progetti sul web. Mi piace, quand’è accaduto, proporre una idea e portarla a compimento. Mi piace accompagnare un portale web nella sua evoluzione e analizzarne i risultati. Mi piace correggere in corsa, quando si deve.

E ho persino tratto qualche insegnamento dagli insuccessi. Fare il Digital Marketing Manager significa scolpire il proprio ego, imparare a rimodellarlo. Puoi guadagnarci una psoriasi, una busta di Maalox grande come il Wisconsin, quattro o più urla sgangherate del tuo capo che non capisce cosa fai. Ma anche un approccio al lavoro, dunque alla vita, relativista. Quasi zen. Solo quando cominci a vestirti come Gandhi e a benedire il dipartimento vendite è il momento di fermarsi. O di ridurre lo Xanax.

Premesso questo, sono evidentemente la persona meno adatta per dare consigli, e assolutizzare quel che assoluto non è né sarà mai. Ma ricevo continuamente richieste di suggerimenti e frequento con affetto la pavidità. E dunque posso abbozzare qualche considerazione ad excludendum. Le cose da non fare. Mai.

  1. Mai pensare di sostituire la propria personalità a quella dell’azienda per cui si lavora. L’idea migliore del mondo muore non appena viene pronunciato un no convinto da chi ha creato o gestisce l’organizzazione che ti paga lo stipendio. Se un carattere particolarmente assertivo facesse balenare l’ipotesi che la genialità di marketing non sia stata compresa, la si può riproporre una volta. Una. Dopo, è accanimento terapeutico. E il malato sei tu.
  2. Non disgiungere mai un’intuizione dalla possibilità effettiva di realizzarla. Se non sei il Marketing Director della Apple, la voce di Pierce Brosnan che recita in farsetto in un video aziendale meglio non chiederla, specie se vuoi usarla per una campagna publicitaria di prodotti per ufficio.
  3. Il Digital Marketing è composto di business acumen (cioè la capacità di raggiungere buoni risultati comprendendo e gestendo le situazioni aziendali), analisi e creatività. Non dimenticare mai il terzo elemento. Ognuno di noi, che lo voglia o no, possiede una sorta di ineludibile e personale poetica creativa. E’ un modo appena ipocrita per dire che tendiamo a ripeterci, che ci piace seguire strade conosciute. Inevitabile, forse anche giusto, ma solo apparentemente propedeutico ad allungare la carriera e mantenere/diffondere serenità. Di converso, in parziale deroga al punto 1, è nocivo assecondare sempre e comunque il tuo capo sul sentiero che già frequenta. Esiste un piccolo imperativo etico che sottrae entrambi a una concezione contabile del mestiere. Con tutto il rispetto e l’invidia per i contabili, naturalmente.
  4. Non fare inutili corsi generali di Digital Marketing. Sono costosi, ma anche se te li paga l’azienda saranno quasi del tutto inutili sia per migliorare le tue performance a lavoro che per trovarne un altro. Il Digital marketing si basa su sperimentazioni ed errori. Tutto va molto veloce e quello che Santa Verità oggi, non varrà due centesimi domani. Però se non hai una formazione tecnica studia le basi o prenditi una certificazione. Anche se non lavorerai come web designer avere qualche conoscenza di HTML è fondamentale. E anche se non aspiri a diventare un/una PPC Executive una certificazione Google AdWords ti sarà utile. Mi è capitato tempo fa di selezionare una candidata che aveva appena finito un corso di digital marketing da 6 mila euro, ma non aveva la minima idea di che differenza ci fosse tra WordPress.org eWordPress.com e tra Java e JavaScript.
  5. Se internet non ti interessa lascia perdere. I migliori Digital Marketer che ho conosciuto nella mia carriera non avevano nessuna specifica qualifica o titolo accademico. Avevano due precise caratteristiche però: sana passione per tutto ciò è online e una vorace curiosità per le novità del web che sperimentavano personalmente.
  6. Accettare lavori con la presunzione di rivoluzionare strategie e aziende è velleitario, a meno che non sia esplicitamente richiesto (o, forse, lo è anche quando è esplicitamente richiesto). Se vi sentite così fighi da proporre video virali interpretati da ballerine burlesque in una azienda informatica B2B, auguri. Ma farete la fine che ho fatto io nel 2010 (quando proposi video virali interpretati da ballerine burlesque in una azienda informatica B2B).
  7. Non dimenticarsi mai di analizzare e fare dei report sulle tue attività (ora esistono peraltro meravigliosi inbound marketing automation software). Perché è utile per il tuo lavoro e perché i tuoi colleghi e soprattutto i tuoi capi non penseranno che stanno spendendo un sacco di soldi per pagare uno che passa le giornate sui social media.
  8. Mai sottovalutare il contributo altrui. Quello dei colleghi, cui è fin troppo facile dire no quando si è in posizione di gestione (gestione, non comando: altro errore diffuso). Avere quindi ben presente il privilegio di guadagnare bene, quando capita, per un lavoro che era un tuo hobby a fronte di persone magari sottopagate che spesso serbano capacità non dissimili dalle proprie ma non hanno imboccato — non ancora, magari — lo svincolo giusto. Tempo fa una Payslip Account Executive, dopo aver finito di pinzare un mazzo di rimborsi spese, si mise a montare in Final Cut, sua sponte, di notte, perché altrimenti si sarebbe rimasti senza, il video aziendale per un trade show. Lo fece proprio bello. Questo perché non si nasce pinzatrici di rimborsi: ognuno ha una storia.
  9. Quando uno dice “generiamo leads con la pagina Facebook”, menarlo forte.
  10. Ma soprattutto: non ascoltare presunti esperti che discettano di marketing digitale ma non hanno mai rispettato completamente i loro inutili decaloghi.