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Per fiordi norvegesi



Sono tornato da poco dalla Norvegia. Mi è venuta in mente l’idea di andare in Scandinavia dopo che una ragazza incontrata il mese scorso al corso di inglese si è avventurata a dirmi “… e se passi per la Norvegia, chiamami che ti ospito io”. Il giorno dopo avevo già preso alcuni giorni di holidays e i tickets Ryanair Dublin-Oslo-Dublin a 0,01 euro l’uno. All’ultimo momento si aggiunge al viaggio la mia amica di avventura Belén (prima o poi vi parlerò anche di lei) con cui ho passato un paio di giorni a Oslo e un altro paio nel nord tra fiordi.
L’inserto «Pocket World in Figures 2008», un dettagliato studio sulla qualità della vita in 200 nazioni mondiali appena uscito con l’Economist, che prende in considerazione tanti fattori tra cui reddito, clima, durata media di vita, libertà d’impresa, il numero degli asili nido presenti nello Stato e l’utilizzo di contraccettivi ha decretato la Norvegia il Paese dove si vive meglio nel mondo (l’Irlanda è quarta dopo Islanda e Australia, mentre tra le 20 nazioni occidentali l’Italia è 17′). Ma è anche una nazione molto costosa: Oslo dall’anno scorso ha superato Tokyo ed è diventata ufficialmente la città più costoso del mondo, troviamo però una camera nel centrale Perminent Hostel di Oslo per l’ottimo prezzo di 720 corone norvegesi a notte (circa 100 euro) e per due giorni si mangia salmone, merluzzo e gamberetti, si viaggia in barconi per fiordi iperantropizzati, si visita il museo Munch, la fortezza di Akershus,
il Museo dello Sci, il Parco Vigeland, la Galleria Nazionale, il rampolino di Holmenkollen. Si noleggiano due biciclette e si gira la città immersa nel verde e nel blu sotto un caldissimo sole.
Mentre la mia compagna di viaggio architetta visita il Doga (il centro per il design e l’architettura norvegese) e i musei d’architettura io passo un fantastico pomeriggio al Nobels Fredssenter (Centro Nobel per la Pace); i miei occhi vedono mostre, tecnologie interattive, giochi di ruolo nonviolenti, il “giardino dei Nobel” e il “Café de la Pax” dove bevo un ottimo thé equosolidale. Per caso incrocio il demenziale “mini bottle gallery”: l’unico museo al mondo di bottiglie mignon dove è possibile vedere bottiglie piene per esempio di verdure e frutti di bosco, vermi e topi, vedere cosa portano gli scozzesi sotto il kilt e come si presenta un bordello. La notte lungo il Karl Johans Gate e l’Aker Btygge (la zona del porto) è vibrante e vivace è nei fine settimane dopo le 9 pare che tutto sia permesso.

Dopo un paio di giorni andiamo al nord: 8 ore di treno e siamo a Bergen nella casa dell’amica norvegese. Qua ci riposiamo e prendiamo il tutto con molta calma facendo lunghe passeggiate tra foreste vergini facendoci coinvolgere dalla poeticità dell’incontro tra mare e montagna. Non abbiamo potuto però potuto privarci della lunga traversata tra i fiordi del nord (casualmente abbiamo anche incrociato la leggendaria Hurtigruten, la nave postale che percorre tutta la costa fin oltre Capo Nord). Al tramonto parlando di arte e psichiatria si passeggiava tra stradine e vicoli stretti delle variopinte case di legno di Bergen col tipico tetto a spiovente che colorano la città, emblema vivente del passato e della particolare architettura tradizionale locale, che in molti momenti della giornata richiamano con i loro colori una armonia quasi mistica.

Dopo qualche giorno le grigie e morbide nuvole di Dublino ci riaccolgono.

Pic: Hardangerfjord a nord di Bergen
Song: Cesaria Evola – Mar Azul
Link: www.nobelpeacecenter.org


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