archeologia e musei

Un week end pre-moderno



La Hill of Tara ad un occhio poco attento potrebbe sembrare un campo da golf mal livellato, ma in realtà è il posto più magico d’Irlanda. Un luogo di una energia straordinaria. Un energia potente quanto quella che ho trovato nella Moray Firth coast in Scozia presso la comunità di Findhorn e a Somunca Baba in Turchia tra danzatori sufi.
Tara fu la dimora dei druidi, i mistici re-sacerdoti delle antiche popolazioni celtiche. Più tardi fu la capitale cerimoniale degli “alti re” che governarono il paese fino all’avvento del cristianesimo, nel VI secolo. I celti pensavano che Tara fosse la sacra dimora delle divinità e la porta di accesso all’oltretomba. E inquietante pensare che il governo intenderebbe far passare attraverso il sito un tratto della N3 lungo 9 miglia, con un gesto di vandalismo sponsorizzato dallo stato che ha creato molte polemiche e un presidio stabile sul sito. Con Belén si decide sabato di partecipare alla protesta e dormire la notte presso l’accampamento che si è creato vicino alla Hill of Tara.
Prendiamo l’autobus Bus Eireann 109 con fermata Tara Cross. Durante il viaggio commentiamo l’articolo comparso in prima pagina sul The Irish Time sulla generazioni di “bambaccioni” italiani come ci ha definiti giustamente il Ministro dell’Economia. E’ difficile spiegare a Belén che in Italia la generazione nata negli anni settanta e ottanta è una generazione perduta e senza futuro, spiegare che in Italia non esistono sussidi alla disoccupazione, che esiste la flessibilità senza ammortizzatori sociali, che la spesa per le pensioni assorbe quasi tutte le risorse del welfare mentre i vecchi di domani non avranno pensione, che l’Italia è composta da caste e corporazioni, che il 59% degli italiani tra i 18 e i 34 anni vive ancora con i genitori (contro il 10% della sua Spagna). La cosa più difficile da spiegare è come mai i giovani italiani accettino tutto ciò.
A Tara troviamo una giornata rigogliosamente calda come mai da settimane. Con perplessità e curiosità mi lascio guidare da Belén alla scoperta dei punti sacri e spirituali della torbiera e facciamo riti celtici vagamente ridicoli presso il Ràth of the Synods, il Mound of the Hostages e la Banquet Hall. La sera andiamo all’accampamento per una frugale cena. Si sta tenendo una meditazione guidata. Dopo la cena si parla del popolo Birmano, si beve sidro e si cantano canzoni pacifiste intorno al fuoco fino a quando la nebbia ce lo permette e io mi sento nel posto giusto nel momento giusto.
Peccato che si debba dormire in tenda e io odio i campeggi. Io e Belén finiamo in una tenda igloo verde vicino a una tipi tent dentro a 2 sacchi a pelo del tipo “a mummia” o a “larva” che si stringono nella parte inferiore impedendoci qualunque tipo di mobilità. Opportuni in quanto utile barriera alle “tentazioni della carne” (il sesso si sa rovina le belle amicizie), ma piuttosto opprimenti quando nella notte sentiamo avvicinarsi un animale (un banale equino per me, un ancestrale “ariete celtico” per la compagna di tenda…).
Il giorno dopo si passa la giornata in passeggiate, meditazioni, cucina, riti sciamanici e conoscenza della della variopinta comunità che presidia la zona: studenti irlandesi del Trinity, turisti canadesi, hippy svizzeri, anziana coppia di tedeschi in camper, associazione celtica danese, bikers neozelandesi, ricercatrice sudafricana. Io racconto che nello stesso giorno in Italia si sta svolgendo la Marcia della Pace Perugia-Assisi con 200.000 partecipanti. Le poche dozzine di presidianti si stupiscono dell’alto numero dei partecipanti e allora io parlo dei 2 milioni di presenti a Roma contro la guerra in Iraq o delle affollate manifestazioni contro la base Nato a Vicenza o contro la TAV in Piemonte. E per la prima volta da quando sono in Irlanda mi sento orgoglioso di essere italiano.

Pic: Accampamento Save Tara Valley
Song: Lùnasa – Enàir
Link: www.savetara.com


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