Celtic Tour – Galles
Il viaggio in treno lungo la costa da Liverpool verso il Galles è una meraviglia. Dal treno che passa a pochi metri dall’ Irish Sea vedo susseguirsi piazzole di caravan, navi in disarmo, pecore e casette in legno. Mi fermo a Bangor e passo qualche giorno per villaggi nel Galles del Nord. Non ho piani, non ho letto guide, non ho prenotazioni. Ho solo un orario degli autobus locali del North Wales stampato a Liverpool, il mio zainetto di velluto verde e voglia di meravigliarmi. Prendo un ramblers bus ticket per 3 giorni e vago per le tortuose strade gallesi con bus eternamente in ritardo. Quando vedo un villaggio che mi piace mi fermo e vedo se il locale Inn (un pub con 1 o 2 stanze nel piano superiore) mi può ospitare. Stupisco non poco i locandieri che si trovano di fronte probabilmente per la prima volta nella loro vita un italiano in un giorno feriale di Novembre. Trovo sempre un caloroso “Croeso!” (“Benvenuto!” in gallese) e meravigliose stanzette semplici e pulite che non hanno subito la violenza di interior design alla moda. Per poche sterline generalmente è compresa una ricca colazione e una profumata pinta di Dyffryn Clwyd nel pub sottostante. Sono solo e nonostante la cordialità della gente sono rare le chiacchierate con i locali: non riesco e non mi sforzo di capire il loro iperbolico accento. Voglio prendermi qualche giorno tutto per me come non ho potuto fare a Cork qualche settimana fa. Voglio lasciare per qualche giorno il 38A delle 7.05 del mattino, le international dinner del sabato sera, i credit control del lavoro, i piatti sporchi sull’acquario di cucina, le telefonate interminabili con Belén, il jazz club della domenica. Voglio leggere il mio libro, fare lunghe passeggiate e ascoltare musica barocca dal mio Sandisk.
Per tornare a Dublino decido di prendere un traghetto da Holyhead. Ci sono 2 possibilità per lo stesso prezzo: il cruise che impiega 2 ore “o anche meno” oppure il ferry che impiega 4 ore “ma spesso anche 6”. Scelgo ovviamente il ferry. La stupita signorina della Irish Ferries cerca di spiegarmi che il ferry lo prendono solo i camionisti e i turisti estivi che non trovano posto nel cruise. La signorina senza poesia non sa che oltre a “truckers” e “tourists” esistono passeggeri che amano la lentezza e l’incanto del mare. La nave parte al tramonto e ho il tempo per fare una lunghissima camminata lungo la costa vicino al porto di Holyhead, nell’isola di Anglesey. Torno al porto e mi imbarco. Non è stagione di vacanze. Sul traghetto che può portare diverse centinaia di passeggeri siamo solo una dozzina: una decina di camionisti, io e una coppia di australiani.
Nonostante il freddo visito il traghetto all’interno e sui ponti. Sento l’inverno avvicinarsi e provo un senso di piacevolezza. La nebbia cala improvvisa e inaspettata. Il sole diventa di colpo un disco offuscato, pallido e poi sparisce. C’è buio e silenzio. La nave avanza nel nulla. Io sono sul ponte, a poppa, e non riesco nemmeno più a scorgere l’acqua di sotto. Fa freddo e la nebbia mi bagna. Di colpo il muggito di una sirena, una, due volte. Un suono quasi ancestrale, come di un corno che incita alla battaglia. E alla mia destra, a poche decine di metri, solcando il muro di fumo appare la sagoma enorme della chiglia di una nave. Vedo emergere dalla nebbia solo una scritta in caratteri cirillici. Lettere bianche e grandissime sospese nel grigio e dal significato per me incomprensibile. Una scritta che sfila davanti ai miei occhi e subito scompare inghiottita di nuovo dal freddo e dalla nebbia. Resto un attimo immobile, poi vado verso il bar. Ho bisogno di qualcosa di forte. Sono agitato. Mi sento come se avessi appena avvistato Moby Dick. Bevo il mio Jameson e acqua e vedo in lontananza dall’oblò le due torri della Poolbeg Chimneys e le luci della Dublin Bay. L’anima delle città di mare si può intravedere solo dal mare. Dublino benché faccia di tutto per nasconderlo è una città di mare. Dublino vista dal mare è bellissima.
Nonostante il freddo visito il traghetto all’interno e sui ponti. Sento l’inverno avvicinarsi e provo un senso di piacevolezza. La nebbia cala improvvisa e inaspettata. Il sole diventa di colpo un disco offuscato, pallido e poi sparisce. C’è buio e silenzio. La nave avanza nel nulla. Io sono sul ponte, a poppa, e non riesco nemmeno più a scorgere l’acqua di sotto. Fa freddo e la nebbia mi bagna. Di colpo il muggito di una sirena, una, due volte. Un suono quasi ancestrale, come di un corno che incita alla battaglia. E alla mia destra, a poche decine di metri, solcando il muro di fumo appare la sagoma enorme della chiglia di una nave. Vedo emergere dalla nebbia solo una scritta in caratteri cirillici. Lettere bianche e grandissime sospese nel grigio e dal significato per me incomprensibile. Una scritta che sfila davanti ai miei occhi e subito scompare inghiottita di nuovo dal freddo e dalla nebbia. Resto un attimo immobile, poi vado verso il bar. Ho bisogno di qualcosa di forte. Sono agitato. Mi sento come se avessi appena avvistato Moby Dick. Bevo il mio Jameson e acqua e vedo in lontananza dall’oblò le due torri della Poolbeg Chimneys e le luci della Dublin Bay. L’anima delle città di mare si può intravedere solo dal mare. Dublino benché faccia di tutto per nasconderlo è una città di mare. Dublino vista dal mare è bellissima.
Pic: Poolbeg Chimneys from Ferry
Song: Johann Sebastian Bach – Preludio e fuga a 3 voci
Link: www.nwt.co.uk
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Celtic Tour – Liverpool
musica
Roberto ( )
Bellissimo lasciarsi viaggiare per il gusto di assaprare la vita.
Anonimo ( )
utopie se ti va sei invitato per un weekend nella campagna, appena torni a dublino!
omaggi
Gizzo.
Anonimo ( )
bella la parte dell’avvistamento in mare, mi ricorda il racconto che avevi scritto (quando acora scrivevi seriamente…) sulla traversata Amsterdam-Newcastle. Anche in quel caso l’avvistamento non riguardava una nave russa o littuana… 😉
utopie ( )
si segnala che il signor utopie (che adora i weekend nelle countryside) e’ tornato a dublino ad assaprare la vita e lottare insieme agli irlandiani.
maurizio
Anonimo ( )
Che bello lasciarsi la monotonia alle spalle, anche quella piacevole, dico…
Anchio avrei preso il traghetto che di mette 4 ore ma anche 6…
Ma fammi capire… QUella nave vi ha sfiorato??
Che caghetto che avrei avuto!!!!
Anonimo ( )
“L’anima delle città di mare si può intravedere solo dal mare”…
non starai mica plagiando Fossati (e qualche decina di scrittori)?
🙂
Io sono ancora nel campus piu’
sperduto delle midlands, ancora
due settimane e poi mese a casteddu… ma a natale torni
al paesello ??
utopie ( )
“caghetto” è la parola adatta… :-0
natale? non so ancora. capodanno sono in irlanda e ho finito ferie a dicembre.
più che fossati, lucarelli…