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Utopie a Malta – Insieme


A fine dicembre Ryan Air fa dei regali. Dopo il tutto esaurito di Natale ogni anno la compagnia low cost irlandese offre biglietti a un centesimo a gennaio. Con Belén si decide di prenderci qualche giorno di ferie intorno a un fine settimana e andare da qualche parte. In Irlanda mi mancano le montagne e io propongo di andare a Salisburgo (20 euro a/r comprese tasse), la basca cerca una meta più calda e propone Malta (24 euro a/r comprese tasse). Io cerco di opporre una vana resistenza.
Chiamatemi zerbino.

  • Primo giorno

Arriviamo a Malta alle 11.55. Il pilota ci dice che c’è il sole e ci sono 19 gradi. Belén mi porge il palmo che io batto: Give me five! All right! L’aereo era partito alle 7.05. Dunque sveglia alle 5,30. Il taxi prenotato ci ha svegliato martellando la porta di ingresso alle 5,40 dopo 10 minuti di attesa di fronte a casa mia. Ci siamo precipitati e abbiamo preso al volo l’aereo.
Ad aspettarci all’aeroporto l’autista dell’albergo prenotato per 4 notti. L’autista in un precario italiano (rai e mediaset arrivano pure qua) si stupisce di trovare un italiano e una spagnola e ci dice che fuori stagione si vedono solo inglesi e tedeschi e recentemente un po’ di irlandesi. E ci da per 3 volte un consiglio: “Non noleggiate una macchina a Malta c’è il traffico peggiore del mondo!”. Arriviamo all’Hotel Valentina. Fantastico alberghetto boutique sul mare di Paceville giustamente consigliato dalla Lonely Planet. Abbiamo una stanza in stile post-moderno con un balcone che si affaccia sul mare e sul devastante palazzone di cemento armato che presto ospiterà l’ennesimo albergone volgare a 5 stelle con 300 stanze sul mare. Sul letto troviamo dei cioccolatini alla nocciola di benvenuto, sul tavolo un vaso con un mazzo di rose rosa fresche, ma io mi commuovo nel vedere la grande vasca da bagno profumata di fresco tutta per noi. Convivete per 6 mesi in una casa irlandese con una sola vasca da bagno con 4 francesi e capirete le mie emozioni. E tutto per 40 euro al giorno. Il bello della bassa stagione.
Ci riposiamo qualche ora e nel pomeriggio usciamo per Silema, St Julian’s e Paceville, ex villaggi di pescatori che ora sono diventati l’epicentro del divertimento di Malta con locali aperti 24 ore. Io lascio in albergo maglione e maniche del piumino, Belén si compra dei sandali e una sorta di bermuda, il caldo è eccessivo per vestiti invernali. Mangiamo al Paranga del “Kapunana”, una versione maltese del ratatouille fatto di pomodori, capperi, melanzane e pepe verde e del “Qarabali” (che il menu descrive così baby marrows particularly good baked, stuffed with minced beef an parsley, tradotto dall’architetto come “midollo di bambino tostato”), poi prendiamo un fantastico pulmino giallo anni ’60 dove sentiamo nel tragitto musica italiana (Kobra di Rettore, Felicità di Albano e Romina Power e una di Eros Ramazzotti a me sconosciuta). In viaggio cerco di spiegare che significa “il cobra non è un serpente ma un pensiero frequente che diventa indecente”. Andiamo a La Valletta, giustamente dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per i suoi edifici bellissimi di pietra bianca che al tramonto ci accecano. L’interno della città fortificata sul mare sono un labirinto di stradino in cui è piacevole perdersi. Prima di tornare in albergo visitiamo l’Hypogeum, la misteriosa necropoli sotterranea nei pressi di La Valletta. La sera passeggiamo nel lungomare e pianifichiamo la visita dell’isola. In effetti un po’ di sole ci voleva e venire qui fuori stagione è stata un’ottima scelta, ma non ditelo alla basca, mi piace farle pensare di averle fatto un regalo a venire qui e essere in credito.
Chiamatemi scemo.

  • Secondo giorno

La mattina il PDA di Belén segnala 20 gradi e sole. Give me five! All right!
Con ancora in mente le parole del taxista andiamo a noleggiare un’auto. Ho guidato tra i sanpietrini di Roma, le ZTL di Milano e gli imbottigliamenti di Dublino. Nulla mi fa più paura. Anche il costo delle macchine è ridicolo (poco più di una decina di euro tutto incluso al giorno per una Matiz) e allora compro un capello in feltro per me e un foulard per la compagna di viaggio e affittiamo una Peugeot 307 cabriolet rossa fuoco con tutti gli optional. Tra stradine che mi ricordano la Barbagia ci dirigiamo verso il centro dell’isola. Superiamo il mercato di Ta’ Qali che blocca le strade e passiamo a Molta a vedere il miracolo del Mosta Dome, la chiesa a base circolare seconda nel mondo solo al Pantheon e a San Pietro che si vede da quasi ogni punto di Malta dove nella seconda guerra mondiale non esplosero alcune bombe lanciate sulla chiesa e ancora conservate e venerate. Arriviamo a Mdina, l’antica capitale di Malta, un gioiello di architettura e pace. Mdina quà la chiamano la città silenziosa e in effetti tra le stradine in pietra scaldate dal sole si ci sente come dentro a una accogliente cattedrale laica. Ci fermiamo nella panoramica Fontanella Tea Garden dove vediamo dalla terrazza i quattro mari dell’isola. Insieme a due boccali di Cisk (la birra locale) mangiamo “Pastizzi”, i tradizionali snack maltesi fatti di ricotta o purea di piselli e “ftira”, cioè del pane tostato farcito con un mix di pomodori, olive, capperi e acciughe.
E ora di visitare la vicina Rabat. Ci addentriamo nei labirinti delle catacombe di Sant’ Agata. Negli oltre 2.000 metri di stretti corridoi in questo periodo ci si può liberamente muovere anche in tratti non accessibili al pubblico. Con Belén ci addentriamo con l’aiuto della luce di una penna/torcia per un lungo corridoio fino a che incontriamo quello che ci pare lo spettrale sorriso di un teschio e decidiamo di tornare indietro.
Torniamo al parcheggio e riprendiamo la cabriolet. Direzione i sbalorditivi e misteriosi megaliti dei templi Hagar Qim & Mnajdra, le più antiche strutture monolitiche in pietra del mondo con millimetrici posizionamenti di monoliti di 20 tonnellate secondo l’allineamento solare. Non possiamo che chiederci chi, quando, come e perché. Vicino ai templi c’è il “Blue Grotto”, dove secondo la mia agenda avremo dovuto fare un tour in barca. Arriviamo troppo tardi e non possiamo che vedere dall’alto la grotta blu, un imponete arco di 400 metri sulla costa ovest di Malta.
Un po’ delusivi per la mancata gita in barca andiamo a cena a Marsaxlokk, un villaggio di pescatori a sud dell’isola. Mangiamo a Ir-rizzu pasta ai ricci e pescespada (io) e “Alyotta” la tradizionale zuppa di pesce maltese e “Lampuky” (l’architetto). Dopo cena, mentre la basca mi pizzica per il mio evidentemente inconsapevole atteggiamento saccente, spiego al cuoco con intorno un drappello di tre camerieri come si fa la pasta ai ricci. Questi qua la fanno con l’olio extravergine e con i pomodori addirittura non pelati. Scandalo!
Usciti dal ristorante vediamo sul porto alcuni luzzu (la tipica coloratissima imbarcazione maltese ancora usata dai pescatori locali) illuminati. Chiediamo se è possibile noleggiarne uno e il pescatore ci dice che è ormai tardi, ma per una coppia carina come noi può fare una eccezione (grande marketing!). Con questa specie di gondola maltese facciamo un bellissimo giro per baia di Marsaxlokk. A un certo punto si accosta a noi un altro luzzu con John e Martin una coppia di Belfast, e in un surreale colloquio vagando per la baia ci scambiamo email e promessa di rivederci in Irlanda.
La sera riportiamo la macchina al Garage San Gwann vicino all’hotel. Causa giro in barca abbiamo 2 ore di ritardo, ma per il titolare che contatto al cellulare non c’è nessun problema. Porto la Peugeot direttamente a casa sua e senza che controlli la macchina o mi chieda extra ci offre un liquore alle carrube e mentre Belén descrive alla moglie la figuraccia che le ho fatto fare a cena chiedo a bruciapelo a Mister Joseph: “Ma lei è felice?”.
Chiamatemi saputello.


Pic: Mdina, Malta
Song: Rettore – Kobra
Link: www.hotelvalentina.com


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