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Utopie a Malta – Insieme e no



  • Terzo giorno

19 gradi e sole. Non lamentiamoci.
Statisticamente i Maltesi hanno un alto standard di vita, bassa inflazione (intorno al 2%) e un relativamente basso tasso di disoccupazione (intorno al 7%). La scuola fino ai 16 anni è completamente gratuita. Anche l’Università è gratuita e gli studenti ricevono inoltre uno stipendio annuale. Il mix di bel clima, territorio ospitale, senso della tradizione e della comunità hanno creato uno stile di vita molto rilassato e uno dei posti più interessanti per studiare l’economia della felicità. Il sociologo olandese Ruut Veenhoven dell’Università Erasmus di Rotterdam ha creato un database mondiale della felicità, che contiene l’analisi di dati raccolti tra il 1946 e il 1992 in 90 paesi. Rispetto a questo database Malta risulta il paese più felice del mondo in cui poter vivere.
In realtà lo scopo ufficiale del nostro viaggio a Malta è nel mio caso fare qualche ricerca sociologica sull’economia della felicità e per la partner studiare l’architettura dell’isola, di La Valletta in particolare. Dopo che l’architetto fa i suoi consueti esercizi yoga sulla spiaggia e io mi rimpinguo con una continental break fast ci si divide per una giornata. A dire la verità per quanto la spagnola sia bravissima a farmi credere che sia io a decidere tutto a me piace viaggiare in solitario senza piani e compromessi. Un po’ di libertà nel vagare senza metà mi serve ogni tanto e lei lo capisce e io lo apprezzo tantissimo.
Ci si vede dopo il tramonto. E’ bello rivedersi. Io arrivo abbronzatissimo dalla Golden Bay del nord ovest che con una canoa ho perlustrato a lungo (in realtà le spiagge e le rocce più che di color oro sono di color marrone), la basca mi viene incontro con tante buste con vestiti, ceramiche e artigianato locale. Ci basta uno sguardo e un sorriso per capire che di studi sociologici o architettonici se ne sono fatti pochi. Io prendo rassegnato le buste dello shopping di Belén e andiamo a mangiare nella bellissima atmosfera araba, medioevale e mediterranea di Vittoriosa a sud di La Valletta. Non prima però di aver promesso che non farò più comizi culinari.
Chiamatemi Sherpa.

  • Quarto giorno

Ancora 19 gradi. Oh yes!
E il giorno di visitare Gozo, l’isola a nord di Malta. Una coppia di inglesi conosciuti in albergo ci da un passaggio con la loro macchina fino a La Valletta e poi prendiamo un pulmino fino a Cirkewwa. Attraversiamo mezza Malta per arrivare e il tragitto e piacevole. Abbiamo occasione di parlare con alcuni abitanti di Gozo che ci dicono che loro non sono “esattamente” maltesi, ma “Gozitans first. Maltese second”. A queste parole alla basca si illuminano gli occhi. Parliamo in inglese e in italiano (che i giovani parlano e l’architetto incomincia a capire bene), ma chiedo di parlarci in maltese, una lingua/melting pot: è un misto di fenicio, dialetto arabo, siciliano, italiano, spagnolo, francese e inglese. Grazie per esempio si dice grazzi e mercato suq.
Al porto di Cirkewwa prendiamo il traghetto per Mgarr. Mentre un tiepido sole ci scalda sul ponte costeggiamo l’isola di Comino. A Gozo visitiamo Victoria, il centro principale che sta su un monte che domina l’intera isola. Bello Il-Kastell, che qua chiamano la cittadella, la roccaforte/medina che domina la città di accecante pietra bianca. Interessante all’interno della cittadella il Museo di Scienza Naturale, che noi abbiamo visitato fondamentalmente per il palazzo che lo ospitava. All’interno del museo c’è una sezione di scheletri di animali domestici divertentissima. Scheletri di gatti siamesi o persiani sono presentati come fossero scheletri di brontosauri o capodogli, simulando giochi con gomitoli di lana o durante le fusa. Agghiacciante per l’architetto, originale per me.
Mangiamo al Grapes Wine Bar all’aperto sulla piazza di fronte alla basilica. Belén prende una fantasia di formaggi di capra locali io il piatto tipico: il coniglio in salmì. Nel menù è indicato come contorno di una piatto di pasta. Chiedo se è sufficiente come piatto unico. Il cameriere accenna di si con la testa. In effetti mi arriva un vassoio con mezzo chilo di pasta con sopra mezzo coniglio.
Gozo è un’isola verde e serena in cui il tempo sembra essersi fermato. I locali sono gentilissimi e sembrano veramente felici. Nel pomeriggio noleggiamo per 10 euro 2 biciclette al Victoria Garage. Arriviamo alla baia di Marsalform a nord dove ci fermiamo un po’ e prima che arrivi il buio torniamo a Victoria passando dalla Xwieni Bay e Zebbug. Visto il dislivello, 15 minuti per arrivare al mare, oltre un’ora e mezzo per ritornare a Victoria. Facciamo tardi e rischiamo di perdere l’ultimo bus per La Valletta. Io propongo di prendere l’elicottero che collega Victoria con La Valletta e ricevo uno sguardo come se avessi proposto di lanciarci da un paracadute.
Riusciamo a prendere l’ultimo pulmino e la sera si va a ballare tecno-afro in un locale di Paceville e per il clima e la fauna a tratti mi sembra di essere a Riccione o in Costa Smeralda ad agosto. E non è un complimento. Per fortuna dopo ci sono le belle passeggiate notturne sul lungomare in cui scrutiamo i riflessi dei luzzu sulla baia illuminata in cui ripenso che avremo potuto sorvolare per pochi euro Malta.
Chiamatemi aquila.

  • Quinto giorno

Bisogna ripartire. Speravo in una bella pioggia. E invece il sole persiste e i gradi sono sempre 19.
Prendiamo il pulmino 42 per la Valletta e poi il pulmino 8 per l’aeroporto. Evitiamo di prendere un banale taxi e decidiamo per un lento e divertente pulmino. E perdiamo l’aereo. O perlomeno lo avremo perso se non ci fosse stato un ritardo di oltre un ora del volo in arrivo da Dublino. Dopo quattro ore siamo in Irlanda. Dublino ci accoglie al tramonto con 4 gradi, una pioggerellina sottile e un cielo grigio. Melanconicamente indosso il maglione e mi metto le maniche al piumino mentre Belén si imbarda di guanti, sciarpa e capello in lana. Non torno subito a casa. Vado a casa dell’architetto, dove mettiamo il riscaldamento al massimo, scarico alcune canzoni degli Agricantus, ci alleggeriamo dei vestiti invernali, tostiamo del pane e apriamo i vasetti di ftira e la bottiglia di chardonnay maltese che pensavamo di dividere con i nostri amici. Ci abbandoniamo sul divano, chiudiamo gli occhi e immaginiamo di essere ancora a Malta.
Chiamatemi nostalgico.

Pic: Comino, Malta
Song: Agricantus – Spunta Lu Suli
Link: www.gozo.com


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