Gaiety Theatre Late Night Clubs
Torna a Heindhoven Kathalijne, una cara compagna di escursioni e cene internazionali. Non posso che festeggiare il leaving party con il mio gruppo di amici internazionali che ogni mese si assottiglia. Noi pochi rimasti ci guardiamo durante la serata come fossimo dei reduci. Chi sarà il prossimo a partire? Quando sarà il mio turno?
Andiamo al Gaiety Theatre Late Night Clubs. Il biglietto di ingresso indica “DJ Satellite (RnB + Hip-Hop) + The Sunbeams (live) + Parchman Farm (live) + Cheeze It (Disco + 80s) + 2 movies on the big screen”. I movies sono “The Simpsons Movie” e “Il buono, il brutto e il cattivo”. Il Gaiety Theatre è un vecchio teatro vittoriano che si trova a South King St a Dublin 2. E’ un posto pieno di atmosfera, ideale per ascoltare nelle serate del fine settimana esibizioni jazz, rock o blues; le band si esibiscono il venerdì e il sabato per circa un migliaio di clienti di solito sempre gli stessi. Mentre nei pomeriggi e la sera il Gaiety è un teatro per la distratta borghesia dublinese con spettacoli decisamente deludenti (in genere scarti musical di Londra come il pessimo allestimento di Blood Brothers attualmente in cartellone), le notti dei fine settimana si trasforma in un locale eterogeneo, divertente e molto frequentato.
Questa nottata la pista è affollata di gente trendy che balla mentre nei tavolini l’atmosfera è più quella di un club. Mentre i miei amici si buttano sulla pista mi siedo con la mia Corona e guardo i video. Vago tutta la notte tra i piani del teatro. Mangio una Apple Pie che mi scaldano in un formo a micro-onde. Ascolto un po’ di conversazione, noto come ogni ora la fauna cambi e mentre un certo tipo di giovani dall’abbigliamento piuttosto ordinario se ne va, subentrino prima i post-punk, con le loro acconciature vertiginose, poi la Dublino giovane, con le loro camicie colorate e aperte sul petto o le loro svolazzanti gonnelline di viscosa color pastello nonostante i pochi gradi e infine i proto-dark che trasformano il locale in un meeting corvaceo e un po’ funereo, pur sotto i riflessi ameboidi dell’illuminazione psichedelica.
Il bagno è uno stanzone con una latrina unica che segue il perimetro del locale. Un “muro del piscio” con il canaletto di scolo zeppo di pani di naftalina. La gente entra e sbatte contro la parete di piastrelle rosse. Incontro Davide, un ragazzo piemontese che avevo conosciuto le prime settimane che ero da queste parti e facevo il business english course ed era nato il primo nucleo del mio international group di amici oramai quasi tutti nei paesi di origine. Davide mi parla di un party da una sua amica svedese e mi invita a seguirlo. Lo seguo. La serata è troppo affollata stasera e sono turbato dall’addio. In ogni caso tocca a me domani accompagnare Kathy all’aeroporto.
Cammino veloce fra la gente che balla, urtando i ragazzi, scostandoli con decisioni per farmi largo. Esco velocemente dal Gaiety Theatre. E’ bastata un’occasione così ridicola per farmi precipitare nella confusione e nell’angoscia. Respiro forte come ho imparato a fare quando facevo mezzofondo. Cerco di riprendere contatto con me stesso. Trovo una scusa e mi separo da Davide. Attorno il traffico notturno di South William Street scorre frenetico, attraversato da bande rumorose di ubriachi. Fermo un taxi e dico “Rosemount Avenue, Artane. Very fast, please. Very fast”.
Perché tutti vanno via? Perché mi lego a persone che poi mi abbandonano? Perché mi sento un turista permanente dopo 9 mesi? Eppure questa settimana ho firmato il mio nuovo contratto di lavoro e tra poco mi trasferirò nella mia nuova casa. Lavoro e casa sono nella citycentre. Guadagnerò quasi il doppio di prima. Dalla finestra del mio ufficio vedrò la Dublin Bay e la mia nuova casa georgiana. Non dovrei essere felice?
Andiamo al Gaiety Theatre Late Night Clubs. Il biglietto di ingresso indica “DJ Satellite (RnB + Hip-Hop) + The Sunbeams (live) + Parchman Farm (live) + Cheeze It (Disco + 80s) + 2 movies on the big screen”. I movies sono “The Simpsons Movie” e “Il buono, il brutto e il cattivo”. Il Gaiety Theatre è un vecchio teatro vittoriano che si trova a South King St a Dublin 2. E’ un posto pieno di atmosfera, ideale per ascoltare nelle serate del fine settimana esibizioni jazz, rock o blues; le band si esibiscono il venerdì e il sabato per circa un migliaio di clienti di solito sempre gli stessi. Mentre nei pomeriggi e la sera il Gaiety è un teatro per la distratta borghesia dublinese con spettacoli decisamente deludenti (in genere scarti musical di Londra come il pessimo allestimento di Blood Brothers attualmente in cartellone), le notti dei fine settimana si trasforma in un locale eterogeneo, divertente e molto frequentato.
Questa nottata la pista è affollata di gente trendy che balla mentre nei tavolini l’atmosfera è più quella di un club. Mentre i miei amici si buttano sulla pista mi siedo con la mia Corona e guardo i video. Vago tutta la notte tra i piani del teatro. Mangio una Apple Pie che mi scaldano in un formo a micro-onde. Ascolto un po’ di conversazione, noto come ogni ora la fauna cambi e mentre un certo tipo di giovani dall’abbigliamento piuttosto ordinario se ne va, subentrino prima i post-punk, con le loro acconciature vertiginose, poi la Dublino giovane, con le loro camicie colorate e aperte sul petto o le loro svolazzanti gonnelline di viscosa color pastello nonostante i pochi gradi e infine i proto-dark che trasformano il locale in un meeting corvaceo e un po’ funereo, pur sotto i riflessi ameboidi dell’illuminazione psichedelica.
Il bagno è uno stanzone con una latrina unica che segue il perimetro del locale. Un “muro del piscio” con il canaletto di scolo zeppo di pani di naftalina. La gente entra e sbatte contro la parete di piastrelle rosse. Incontro Davide, un ragazzo piemontese che avevo conosciuto le prime settimane che ero da queste parti e facevo il business english course ed era nato il primo nucleo del mio international group di amici oramai quasi tutti nei paesi di origine. Davide mi parla di un party da una sua amica svedese e mi invita a seguirlo. Lo seguo. La serata è troppo affollata stasera e sono turbato dall’addio. In ogni caso tocca a me domani accompagnare Kathy all’aeroporto.
Cammino veloce fra la gente che balla, urtando i ragazzi, scostandoli con decisioni per farmi largo. Esco velocemente dal Gaiety Theatre. E’ bastata un’occasione così ridicola per farmi precipitare nella confusione e nell’angoscia. Respiro forte come ho imparato a fare quando facevo mezzofondo. Cerco di riprendere contatto con me stesso. Trovo una scusa e mi separo da Davide. Attorno il traffico notturno di South William Street scorre frenetico, attraversato da bande rumorose di ubriachi. Fermo un taxi e dico “Rosemount Avenue, Artane. Very fast, please. Very fast”.
Perché tutti vanno via? Perché mi lego a persone che poi mi abbandonano? Perché mi sento un turista permanente dopo 9 mesi? Eppure questa settimana ho firmato il mio nuovo contratto di lavoro e tra poco mi trasferirò nella mia nuova casa. Lavoro e casa sono nella citycentre. Guadagnerò quasi il doppio di prima. Dalla finestra del mio ufficio vedrò la Dublin Bay e la mia nuova casa georgiana. Non dovrei essere felice?
Pic: Gaiety Theatre, Dublin
Song: Francesco Guccini – L’avvelenata
Link: www.gaietytheatre.ie
attualità
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Sulle strade di Dublino
riflessioni
halfluke ( )
Ciao,
ho googlato cercando il Blue Note a Dublino e tra i primi risultati ci sei tu.
Leggo volentieri ogni volta qualche post del tuo blog, e ogni volta mi dai sempre più l’impressione di essere una persona interessante.
Il mio blog è decisamente più mono-triste-tematico.
Se ti va, un sabato sera(di solito mi concedo il sabato come uscita) possiamo trovarci da qualche parte per.. la solita pinta. Luca
Anonimo ( )
Maurizio, sai bene quanto me che la felicita’ e’ passeggera e raramente la si trova nel lavoro, in un salario o in una nuova casa. Cercala dentro di te perche’ e’ li che abita la maggior parte del tempo.
Lo so che preferisci le tue serate internazionali ma se ti va possiamo incontrarci per fare due chiacchere, a me farebbe piacere.
Anonimo ( )
Beh ci sono anche io per una chiacchierata. Dopo tante letture del blog mi piacerebbe condividere una pinta e qualche idea con l’autore di questo diario irlandese. MaX
utopie ( )
Ciao ragazzi. Come dice Paolo preferisco la compagnia internazionale, ma ora che non lavoro più in un team italiano non ho più “paura” di frequentare italiani e rimanere in un “ghetto” culturale e linguistico e quindi se vi va una bella pinta e una chiacchierata volentieri (foste state 3 belle ragazze sarai più entusiasta ma vabbè… ;).
Luca a dire al verità il sabato sera cerco di evitare di uscire (zona temple bar in particolare) ma ci si può organizzare. Magari si può fare un’incontro il prossimo fine settimana a casa mia e organizzare un leaving dinner (o party rispetto alle persone presenti) prima che abbandoni la mia attuale casa di Artane. Invito rivolto a tutti i lettori irlandiani del mio blog. Che ne dite?
Anonimo ( )
nel blog trovo sempre passioni, paure e contraddizioni. Tutto diventa così reale e vitale. Bravo.
mauri il tuo disagio secondo me non nasce dalle persone che partono, ma da quello che fai. cioè potranno darti anche 80k ma sarai sempre un analista tecnico o un IT consultant di una multinazionale americana, mentre io ti vedrei in lavori più creativi e vivi. Avresti dovuto accettare l’offerta del sea safari per fare l’eco-tourist guide appena arrivato in Irlanda invece di buttare 6 mesi nella noia nazi-burocratica dell’IBM.
p.s. uto se organizzi qualcosa a dublin nel week end posso venire anche io? Cork d’inverno è così noiosa…
Anonimo ( )
Maurizio, purtroppo nei prossimi due weekend sono gia’ impegnato, ma il tempo per una pinta credo lo so possa trovare.
utopie ( )
sempre disponibile per una pinta quando capita.
tatiana io qualcosa nei weekend lo organizzo sempre e lo sai che a dublin hai chi ti ospita. magari sbrigati perchè da marzo avvinandomi al citycentre i metricubi diminueranno…
non sono certo fiorello e l’ambiente di lavoro era tutt’altro che “nazi-burocratico” ma sul sea safari forse hai ragione (appena arrivato o facevo qualcosa di veramente qualificato oppure qualcosa di divertente invece mi sono accontetato di fare l’impiegatuccio).
halfluke ( )
Ciao,
vabbe’ diciamo che per me va bene pure il venerdi (le altre sere sono di solito in coma), anche se non so dove sia Artane e come arrivarci visto che io abito a Rathmines.
Fatemi sapere sono sempre disponibile visto che non esco mai
Aky332000 ( )
Ciao Utopia! Complim per il blog che non e’ il solito insipido e scontato [ci sono arrivato da barbaropoli, altro blog tra i miei preferiti].
Ho vissuto 2 anni a dub, e non e’ che abbia molta voglia di ritornarci, ma mi fa piacere che aria tira.
Ah! Hai una faccia che nn mi e’ nuova… :O forse perche’ lavori alla xerox-ibm come mio cugino :OOO
In gamba. Ciao!
Puntino ( )
Ciao Maurizio.. mi intrometto anche io, con un commento che di certo non ha un gran significato confrontato con le vostre intense (e per me invidiabili) esperienze di vita, è lo stesso commento che ho scritto su
http://arkeosilvia.blogspot.com/2008/02/qualcosa-che-non-c.html
e penso che tu e l’autrice di quel blog condividete lo stesso “disagio”.
Scusa x il copia ed incolla…
in questo periodo ho la FORTUNA di leggere alcuni blogs (fra cui il tuo) che nello stesso momento si sono sincronizzati intenzionalemnte o meno sullo stesso argomento, l’ immigrazione, esaminandola da diversi punti di vista.
Quello di cui parli da quanto ho capito non solo dal tuo post
sembra essere un “malessere”, un “dolore” non riesco a trovare una parola giusta! che accomuna le persone che hanno deciso di passare la loro vita lontano dalla prorpria terra natia e che si ritrovano a navigare in un ocenano di anime.
Forse questo è il prezzo che si deve pagare per trascorrere una vita lontana da quello che sarebbe stato un percorso standard (laurea->lavoro->matrimonio come lo chiamo io).
Mi viene in mente quando da piccolo andavo in vacanza con i miei e nei vari villaggi turistici fai amicizia con altri ragazzi, per un paio di settimane diventate fratelli e alla fine della vacanza e inmancabile quel magone che ti strozza la gola, ma penso che quello che vivete voi sia ancora più doloroso 🙁
mi sforzo di trovare una parola per tutto ciò mi verrebbe da dire datum-less (non so se esiste).
Anonimo ( )
appunto.. l’hai scritto tu stesso..
“ho firmato il mio nuovo contratto di lavoro e tra poco mi trasferirò nella mia nuova casa. Lavoro e casa sono nella citycentre. Guadagnerò quasi il doppio di prima. Dalla finestra del mio ufficio vedrò la Dublin Bay e la mia nuova casa georgiana. Non dovrei essere felice?”
..evidentemente la tua felicita’ non e’ in quelle cose.. ognuno ha la propria.. stesso ragionamento mi faccio quando sento gente che vuole standardizzare l’approccio con l’irlanda.. sputando sentenze su cosa e’ giusto (stare con stranieri, non andare nei call-center, fare cio’ che fanno gli irish) e cio’ che non lo e’ (l’opposto di prima, fareb ghetto ecc..).. ma vaaaaa.. gia esperienze simili hanno effetti diversi su persone diverse.. figurimoci poi esperienze diverse con personalita’ diverse.. impossibile catalogare..
fai cio che ti piace.. punto e basta.. non esiste assolutamente un modo univoco e corretto da seguire per stare qui..
io, con miei alti e bassi, fondamentalmente sono felicissimo.. a dublino da quasi 2 anni.. sto imparando 1 milione di cose (lingua compresa) e frequento tantissimi italiani.. dovrei cambiare? frequento qualcuno se e’ interessante.. non se parla inglese.. essere liberi forse e’ anche questo..
in bocca al lupo per tutto
Vincenzo
utopie ( )
sono un bastian contrario e mi dispiace trovare sensati praticamente tutti i commenti fatti in questo post.
Questo sabato niente house leaving party. le novità in campo lavorativo e abitativo non sono finite e ho preso strane decisioni di cui parlerò prima o poi anche da queste parti.
p.s. per birra o altro insieme please scrivetemi email (a chi interessa, la gitarella domenicale domani è alle waterfall di powerscourt).