Le biciclette di Amsterdam
- Tandori chicken
Torno ad Amsterdam a distanza di alcuni anni. Trovo i suoi alberghi sempre carissimi, i suoi café come il Walem sempre deliziosi, la fauna giovanile, contesa tra l’April e l’Exit sempre eternamente vivace e spontanea, le donne sempre bellissime e senza età. Torno nel ristorante indiano di Leidseplein, mangio nella stessa sala di quella volta, quattro anni fa, anche lo stesso menu’, il grande piatto circolare, di metallo, con la carne di montone, le salse verdi, gli intingoli rossi, le verdure al curry, il riso, i piselli allo zafferano e il tandori chicken, il pollo arancione di cui sono goloso. Guardo il piatto, la bottiglia di birra indiana e, oltre la finestra, i gruppi di giovani sulla piazza, i tram colorati che passano veloci, le biciclette, il posteggio del taxi, le file di lampadine gialle che ornano il profilo degli edifici come se fosse sempre Natale. C’è un verso di una canzone di Francesco Guccini che mi ronza in testa, ma non lo ricordo con esattezza. Non è comunque quella che dice: “Piovve all’improvviso sull’Amstel, ti ricordi?”. Forse è più un’atmosfera, una lei che annota qualcosa stringendo teneramente la mano di lui. E forse non è nemmeno Guccini.
La prima volta che sono arrivato nella capitale dei Paesi Bassi, ho dormito in un ostello, dalle parti della stazione. In realtà non dormi per niente. Fu un’esperienza da caserma: le camerate, la luce sempre accesa, la promiscuità, i bagni piccoli, l’odore degli altri. Oggi quindici anni dopo, il mio esile sonno è protetto dalle spesse e centenarie mura dell’ Hotel De Roode Leeuw. Eppure io non sono cambiato. Sono contento di aver deciso di fare all’improvviso un fine settimana ad Amsterdam per dimenticare i travagli lavorativi e sentimentali. Amsterdam protegge il mio immaginario. Sto per assaggiare il pollo indiano. Improvvisamente, mi rivedo ventenne.
- La città utopia
Sono molto legato ad Amsterdam. E’ stata la meta del mio primo viaggio in solitaria a 20 anni. Due mesi con in tasca 150 mila lire e un biglietto bige a/r Genova – Amsterdam. Amsterdam la città utopia famosa per la sua tolleranza e per la civiltà dei suoi abitanti, la capitale europea di un turismo giovanile che, per decenni, è qui approdato, inseguendo il sogno di un paradiso terrestre in cui musica, rock, droghe leggere, rapporti sessuali, abitazioni, sussidi di disoccupazione, servizi sociali, fossero veramente alla portata di tutti: una città in cui il potere della fantasia e dell’immaginazione potesse realmente concretizzarsi, diventare quotidianità, essere la realtà.
Prendiamo i Provos, il gruppo olandese che, dal 1960 al 1967, ha sperimentato sul campo molte idee della controcultura, trasformando la Spui, una delle più belle piazze di Amsterdam, in un gigantesco teatro all’aperto per happening che mescolavano arte e vita e provocavano l’immaginazione ad esercitarsi sui temi della vita urbana della gente. Questo gruppetto di visionari, composto d’artisti d’avanguardia, maghi, ex situazionisti, studenti a spasso, sfaccendati, quest’armata Brancaleone, armata soprattutto d’ironia ai suoi tempi ha fatto perdere la testa a più di un benpensante, e a qualche poliziotto che non capiva l’arte di strada, ma certamente, con le sue invenzioni, ha mostrato che la cosa da fare, certe volte, è sognare ad occhi aperti. Sognare per esempio una città con meno macchine e più biciclette, più leggera e simpatica: lanciarono il Piano delle biciclette bianche, lasciando un certo numero di bici bianche a disposizione dell’uso collettivo. Ad Amsterdam le biciclette erano già tante, ma adesso? Esiste una città al mondo con una densità paragonabile di bici per abitante?
- Il silenzio di Amsterdam
Un fiume ordinato di persone che solca le strade della città veloce e silenziosa, incurante del freddo, della pioggia, del sole, o del caldo estivo. Le biciclette di Amsterdam. Di tutti i tipi, accessoriate con cestini, borse, zaini da viaggio. Leggere ed eleganti per lunghi viaggi al Sud. Robuste, colorate di viola, rosa, celeste, giallo, arancione. Mai piccole. Anche i bambini ne guidano di gigantesche, non sedendosi sulla sella, ma spingendo in piedi sui pedali, con forza. Abituato a girare a Dublino, con le orecchie ben attente a carpire il rumore di un automobile o il clamore di un autobus della Dublinbus, ti trovi completamente spiazzato. E non solo per il silenzio che avvolge le vie del centro, le piste ciclabili, i viali riservati ai pedoni, i settori per i mezzi pubblici – un silenzio che percepisci lentamente, ora dopo ora, a cui ti abitui e che contribuisce a darti la misura mentale della città – quanto perché, attraversando la strada senza voltarti, tanto sei automaticamente sicuro di essere solo, rischi continuamente di essere investito da un ciclista. Il silenzio di Amsterdam, dei suoi canali, delle strade dalla prospettiva gibbosa, a duna, a causa dei ponti, è qualcosa che ti da fiducia e ti fa sentire, lentamente, sempre più in sintonia con le cose e con gli uomini. Perché anche gli oggetti in un tale paesaggio hanno una rilevanza speciale. Quasi simbolica.
- Il condom shop
Ritrovo i negozi che si aprono sui famosissimi canali a luci rossa fra il Neuw Markt e Dam Platz. Ecco in vetrina un fondale di t-shirt con immagini di popstar, da Jimi Hendrix e Jim Morrison fino ai Nirvana e ai Radiohead. Sul piano della vetrina uno strato di adesivi, spille, gadget, badge gettati alla rinfusa come coriandoli. Centinai e centinaia, uno diverso dall’altro. In mezzo, tutta l’oggettistica, il sublime ciarpame e l’attrezzeria dei fumatori: assortimento prodigioso di cartine per rollare il tabacco e le canne; scelta di chiloom, dal più piccolo al più grande; narghilè, calumet dalle fogge tradizionali. E poi incredibili pipe ad acqua, mai viste prima, dalla forma di lampadina o di alambicchi con il beccuccio che, mi dicono, servirebbe per aspirare il crack. Manuali per la coltivazione della canapa, semi di ogni provenienza – colombiani, nigeriani, marocchini, nepalesi, afghani, olandesi – attrezzi per il giardinaggio, CD e DVD per apprendere meglio. I ragazzi, francesi, italiani, tedeschi, si fermano davanti a queste vetrine in adorazione, strabiliati dalla varietà e dalla serie pressoché infinita di proposte. Così, sullo stesso canale, ecco un negozio dedicato esclusivamente ai profilatici. Di ogni colore, dimensione, materiale, foggia. Ma non solo. Anche gadget, magliette, biancheria intima, slip, reggiseni, maglioni, tutine, felpe con sopra stampata una versione fumettistica dell’accessorio indispensabile del playboy di questi ultimi anni.
- Canali a luci rosse
La sera, le luci dei canali a luci rosse si accendono di lampadine rosse. Teatrini, sex shop, peep shop, nude bar, topless café, offrono una commercializzazione del sesso, soprattutto a vantaggio dei turisti, che non ha eguali in Europa. Non c’è sordidezza come nei cosiddetti quartieri del vizio di Londra, di Parigi o di Berlino. Tutto è illuminato, e neppure discretamente, ma con quella compostezza e quell’ordine tipicamente olandesi. Lo stile degli edifici è quello solito, appartamenti che si sviluppano in verticale, dalle scale ripidissime, e in cui tutto entra dalla finestra: i mobili, gli arredi gli armadi.
Ma al di là di tutti questi luoghi conosciuti e turistici, le ordinate case galleggianti sui canali, le vie con i piccoli negozi alla moda del quartiere attorno a Tuindwarsstraat e Egelantiersstraat, il trovarobato e l’usato chic del mercato delle pulci di Noordermarkt, le galleria d’arte contemporanea e di design sul Prinsengracht, i negozi di antiquariato di Singel; al di là dei grandi e moderni caffè ricavati da spazi industriali, come nell’East Village di Manhattan, con tutto il bel corredo high tech di vetri e pilastri in ferro; al di là anche di una certa vena maledetta e perversa che scorre sotterranea a questa città.
Pic: Biciclette ad Amsterdam
Song: Francesco Guccini – Canzone delle Situazioni Differenti
Link: www.bl.uk/provo
bacco1977 ( )
Poi con calma, parliamo dell’omicidio di Theo Van Gogh.
Senza dimenticare l’omicidio di Pim Fortuyn :
http://en.wikipedia.org/wiki/Pim_Fortuyn
Giusto per ricordarci che il paradiso non esiste, e che le citta’ utopie, a volte, possono rivelarsid egli incubi.
Un saluto
Antonio
Anonimo ( )
in effetti amsterdam non e’ piu’ la citta’ utopica di un tempo. ci sono stata un paio di anni fa e la citta’ e’ sempre bella ma di aria libertaria e hippy ne ho respirata poca. ora la gente va ad amsterdam principalmente per fare la fila al van gogh museum…
utopie ( )
premesso che:
a) non è reato fare la fila per il van gogh museum;
b) non sono andato ad amsterdam per farmi di acidi e puttanoni (lo dico nel caso qualche anziano parente legga il blog a mia insaputa).
lo so che amsterdam non è quella di quindici anni fa;
lo so che è sempre più difficile incontrare i figli dei fiori, gli skinhead, i dark, i cappelloni, i creativi, i rocker, etc;
lo so che il Voldel Park, dove un tempo si celebravano raduni rock ora appare deserto;
lo so che ci sono la metà dei coffee shop di 10 anni fa e continuano a chiudere ogni mese sempre più vetrine del quartiere a luci rosse;
lo so che in europa spira un vento reazionario e conformista (perchè mai non sarebbe dovuto arrivare anche ad amsterdam?);
lo so che non esistono città utopia;
lo so, lo so;
ma lasciatemi rivivere i miei vent’anni e lasciatemi credere che esistano ancora luoghi che preservano la mia memoria e la mia nostalgia.
bacco1977 ( )
E su questo ti do ragione….
ritornando alla citta’ utopia…
Ti e’ rimasta nel cuore perche’ , come dice sempre un tuo amico, hai “pigiato” giusto???
Anonimo ( )
Non so, ma fino all’estate 2007, troioni dappertutto e profumo di canne ogniddove. I coffee shop esistono ancora e nei parchi si può ancora trombare, basta non farlo in mezzo alle famigliole con figli al seguito. Si piscia ancora per strada, si finisce ancora ubriachi in canale, bisogna fare ancora attenzione alle biciclette (ovvio, hanno solo il freno a pedale posteriore), i pacchetti sono ancora da 19 sigarette. Sui locali a luci rosse non ne so niente, però.
Luca
Anonimo ( )
Leggevo oggi su repubblica.it:
“In Olanda, dal primo luglio prossimo, scatta il divieto di fumo nei locali pubblici, come bar e ristoranti. Forse non è un caso che un Paese di solito all’avanguardia nelle leggi che tutelano i diritti civili sia stato uno degli ultimi a recepire la normativa Ue che bandisce l’uso delle sigarette nei locali: questo, infatti, vigerà anche nei famosi coffee-shop, dove però si potrà continuare a fumare estratti di cannabis. A patto che siano puri, cioè non mixati con il tabacco.”
meraviglioso! tabacco out, cannabis in… 🙂
Puntino ( )
Mi sbaglio oppure è vero che vogliono fare “paizza pulita” eleminando sexy shop, vendita di droghe e via dicenda dalla cità?
Mi pare di aver sentito un’intervista alla BBC ovviamente un evantuale manovra del genere non era ben vista da commercianti e prostitute