Philadelphia
I newyorkesi spesso non mettono il naso fuori città per mesi e mesi e continuano a lamentarsi che “non ci sono posti tranquilli qui intorno”, o “c’è troppo traffico”, e ancora “se non hai la macchina è troppo scomodo muoversi”. Balle! I dintorni della Grande Mela offrono molte opportunità. Per domenica ero indeciso tra Long Island, la più grande isola degli states che, oltre a Brooklyn e il Queens, include la spiaggia dei vip – gli Hamptons – e le aziende vinicole di north fork, il new jersey (la tipica provincia americana industrializzata e impersonale), Atlantic City con le sue roulettes e Philadelphia.
Penso di optare per il new jersey (che è come andare il fine settimana a quarto oggiaro durante una visita a Milano) ma tra i 3 chili e mezzo dell’edizione domenicale del new york times noto che a Philadelphia c’è una open community day sulle architetture delle utopie alla university of the arts. La scelta alla fine dunque va su Philly (così viene comunemente chiamata con paternalismo dai newyorkesi la vecchia capitale nazionale), città che benché disti meno di 2 ore è assai diversa da NY. In una giornata riuscite a visitarla interamente e oltre alle foto fatte alla prima copia della dichiarazione d?indipendenza firmata da Thomas Jefferson, alla Liberty Bell e a Elfreth’s Alley (la strada abitata ininterrottamente più antica degli Stati Uniti), mi resterà l?immagine di una rilassante città, ex centro industriale commerciale e culturale del paese, che si interroga ancora su come New York sia riuscita a surclassarla.
Per arrivarci consiglio di evitare il treno ad alta velocità Acela (1 ora a/r 220 bucks) ma godetevi il panorama con il new jersey transit (1 ora e 40 a/r 42 bucks, si cambia a Trenton).