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Solo la storia di un pezzo della mia vita


Sono partito perché mi sentivo un essere che nascondeva dentro di se una perdita, una scomparsa nella quale si rispecchiava il mio personale annientamento. Volevo vivere, essere in mezzo ad altri, ma come in un letargo invisibile. Comunque sono partito, di notte, in aereo, verso il Nord.


Sono passati 32 mesi dal mio arrivo a Dublino. Esattamente 12 mesi dal mio ultimo post. E arrivata forse il tempo di fare il punto della situazione e di spiegare come è andata a finire. Ma prima un avviso ai naviganti. Potrà sembrare strano quel che scrivo, ma mi sembra un atto dovuto. Da quando ho dato una svolta intimistica e emotiva al blog ho ricevuto molti contatti dai lettori, alcuni trasformati in amicizie, alcuni in qualcosa di più. Molti hanno continuato a scrivermi anche dopo aver sospeso il blog nell’ultimo anno. Devo dirvelo, perciò: non sono così. Vi ringrazio per avermi attribuito la sensibilità, la tenerezza, l’ironia e tutto il resto. Le mie sono parole. Scrivere è un mestiere facile: scegliere la cosa giusta non costa fatica. Vivere è un’altra storia, piena di errori. Non sto dicendo che quello che vi ho raccontato è frutto di fantasia; i luoghi, le persone, le emozioni che ho descritto sono reali. Quello che cambia tra la mia vita reale e il mio blog è quello che non ho raccontato. Chiunque mi venga a cercare avendomi letto fa una passeggiata verso la disillusione. Per questo rispondo volentieri alle email dei lettori di utopie irlandesi ma non amo incontrare di persona nessuno, frequento soltanto chi non ha mai cliccato su questo blog, ma si è iscritto altrove. Ci vuole poco a coniare una frase che apra il cuore. E’ fare qualcosa il vero problema.


Che è successo l’ultimo anno? Sono sempre a Dublino, sono sempre nella mia casa nella Old Distillery di Smithfield con i suoi soffitti a volte e i suoi muri in pietra. Ho passato la “probation period” e sono sempre online marketing manager di una azienda irlandese. Ho continuato i miei viaggi in Irlanda e ormai ho visitato tutte le 32 conteee irlandesi meno una. Ho continuato a fare i “viaggi overseas”: negli occidentali paesi dell’est, nella accogliente penisola iberica e nella steppa russa e nelle montagne mongole lunga la transiberiana alla ricerca di sciamani. Ho continuato a scrivere e ho trovato un piccolo e temerario editore interessato  pubblicare le parole che in parte ho scritto in questo blog. Ho fatto corsi di teatro con terrificanti monologhi finali in inglese. Ho imparato a giocare a golf e a fare l’Irish Stew. Ho frequentato corsi di chakra yoga e fatto deliranti sessioni di tribal dance. Mi sono comprato una vecchia Vespa e adoro sentire l’odore del mare percorrendo la Dublin Bay. Continuo ad amare Dublino, l’Irlanda e gli irlandesi.


Quali altre novità? Una dolce ragazza irlandese che tenta inutilmente di insegnarmi l’inglese e il gaelico, una fattoria biologica che con alcuni amici vorrei trasformare in ecovillaggio, alcuni amori vitali e tormentati e un mondo intorno a me che continua a cambiare. Non solo negli amici che continuano a lasciare l’Irlanda, ma nel clima generale del paese. A volte mi sento come un passeggero che balla sul ponte mentre la nave affonda sperando che l’imbarcazione non vada a picco troppo presto. Non è questo il luogo adatto per parlare del tracollo dell’economia irlandese. Segnalo solo due dati personali. Crisi economica e disoccupazione. Nella mia azienda quando sono stato assunto io c’erano 32 dipendenti ora siamo rimasti in 27. Nessuno dei 6 licenziati ha trovato lavoro nell’ultimo anno. Crollo dei prezzi. Il precedente inquilino del mio appartamento pagava 1.150 euro al mese, io ho pagato 950 euro per un anno, con il recente rinnovo contrattuale ora ne pago 800.


Sono tempi difficili. Non solo per l’economia irlandese. Da qualche mese l’insonnia mi colpisce sempre più spesso, non una o due volte alla settimana, ma anche quattro, cinque volte. Che cosa devo fare quando questo accade? Io faccio lunghe passeggiate aspettando l’alba. Non c’è una persona che penso possa capirmi abbastanza per disturbarla con una chiamata. Eppoi cosa dovrei dirle? È una questione di silenzi, non di parole. Ma poi torno a casa e a volte la trovo che mi aspetta preoccupata seduta sul mio letto. Allora senza parlare preparo due cappuccini. Accarezzo la sua mano posata sulla mia, e ne vedo l’immagine riflessa, dalle prime luci dell’alba, nelle cups in ceramica. Siamo stanchi, ma mi sento in quei momenti con tutta l’approssimazione umana del termine, felice. Sento che tra le mie ansie esistenziali, esiste un punto di riferimento e che posso fidarmi di quello. Poi lei mi dice alcune parole che non comprendo e capisco che è tutta una illusione. Che alcune differenze non è facile ignorarle.


Che altro? Vivo, m’innamoro, spero. E anche se capisco che il risultato della mia partita è segnato, che stanno barando sotto i miei occhi vado avanti. Perchè a volte si riesce ad elaborare, anche nella più intricata crisi, qualcosa di vitale: l’idea di un nuovo assestamento. Una posizione, nel mondo, che non riproduce più quella infantile, che non tende più verso la quiete iniziale, ma che accetta di giocarsi nell’incognita del presente. E allora mi sento soddisfatto della mia vita e del mio percorso irlandese. Arrivato senza lavoro e con una conoscenza poco più che elementare dell’inglese ora ho un buon stipendio, una bella casetta, un buon lavoro, una ragazza che mi ama, degli amici a cui voglio bene. Ma era quello che veramente cercavo in Irlanda? Non rimpiango i primi mesi in iperaffollate case abitate da lerci francesi e casinisti spagnoli o il mio primo lavoro irlandese in un alienante dipartimento supporto tecnico di una multinazionale americana collocata nella periferia della citta’. Forse, dopo quasi tre anni a Dublino, che ormai considero la mia casa, rimpiango l’entusiasmo dei primi mesi e forse mi manca il piacere di nuovi incontri e di nuovi paesaggi.


Finito il blog e come se ora fosse finita una fase della mia vita, ma la nuova fase ha contorni ancora sfumati. Per un anno e mezzo ho dedicato del tempo seduto di fronte a un computer, a descrivere il panorama della mia vita ogni settimana, battendo sui tasti la riproduzione della mia esistenza. Volevo raccontare frammenti della mia vita all’estero in questi difficili anni. Frammenti che sono diventati una storia. Una storia che non è né un successo né un fallimento. Solo la storia di un pezzo della mia vita. Che ho voluto condividere con voi.


Video: Dawns in Ireland
Song: Krishna Das – Govinda Hare
Link: www.mauriziopittau.it

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