archeologia e musei

Il peggio di Dublino – Parte seconda


  • La provincialità

Sarà anche bello uscire la sera e trovare visi conosciuti per le strade del centro o nei soliti locali come se si abitasse in un paesone. Però devo ammettere che non trovare un ristorante aperto dopo le undici di sera o un cinema con spettacoli dopo le nove mi esaspera. Inoltre i vari festival sono mediamente modesti, le nuove tendenze musicali e fashion non nascono certo qua, l’alimentazione e l’abbigliamento sono una parodia del modello inglese, le associazioni culturali latitano, i negozi chiudono alle diciotto, nonostante i prezzi lo standard dei ristoranti e decisamente basso, esistono tanti immigrati che però raramente riescono a dare un contributo sociale e culturale alla città come e’ accaduto e accade ancora a Londra, Parigi o New York. A volte si cade anche nel ridicolo; come durante la “notte bianca” dublinese che qua chiamano “Culture Night”. Tutto finiva la scorsa edizione alle 22, ora in cui nelle altre capitali europee la festa non era ancora iniziata.

  • Irish time

Per “irish time” da queste parti si intende l’abitudine irlandese di arrivare in ritardo. Ad alcuni italiani questa cosa piace e li fa sentire a casa. Il trovarmi un report promesso martedì il giovedì o l’andare a un ristorante per una cena prevista alle 7pm e poi inziare a mangiare alle 8:30 a me invece infastidisce. 

  • I prezzi

800 euro al mese una camera singola in centro. 5 euro una pinta di Guinness. 90 euro una cena per due in un’enoteca. 12 euro il ticket per i 3 kilometri di tunnel dal Docklands a Dublin North. 40 euro un tacco per un paio di scarpe in pelle. 2 euro un biglietto del bus. 1.50 euro una melanzana. 20 euro un taxi per fare quattro kilometri. 52 euro il biglietto treno A/R Dublino Belfast. 16 euro una bottiglia di pessimo Cabernet alla Tesco.

  • Dublin Airport

L’aeroporto di Dublino rappresenta perfettamente il contrasto tra andamento dell’economia e quello delle infrastrutture. Nonostante l’ottimo utilizzo delle risorse europee, l’Irlanda non è riuscita a dotarsi di dignitose infrastrutture capaci di supportare l’incredibile sviluppo dell’economia degli ultimi anni. Le strade interne sono strette e con curve nonostante gli spazi pianeggianti. Dublino-Galway in tre ore e mezzo in treno e quattro ore in bus. Non esistono colleganti via mare tra le città irlandesi. L’aeroporto di Dublino è il peggio. Indecoroso e inadeguato. Un grosso shopping center cafone che si sta sviluppando (peraltro solo ora con la crisi economica già arrivata) a forma di piovra con nuovi tentacoli che che si aprono ogni mese apparentemente senza una visione comune. I negozi aprono dopo le otto e chiudono prima delle ventidue (cioè quando parte e arriva il grosso degli aerei low cost), non esiste nessun collegamento su rotaie per il centro. E se arrivate dopo le ventitré non pensate di trovarvi bus che vi aspettano. Dovete fare un paio di ore di code all’aperto in attesa di un taxi.

  • National Museum of Ireland

Il National Museum of Ireland a Dublin sette è uno dei peggiori musei che abbia mai visto. Un’accozzaglia di teche con vecchi costumi, anticaglie, porcellane, antiquariato senza un’idea d’insieme. Sorprendente che la maggior parte dei percorsi finisca in un cul de sac e quindi vedi (controvoglia) le stesse esposizioni più volte. Particolarmente deprimente l’esibizione sulla storia del denaro, con tante monete buttate alla meno peggio su astucci scoloriti. Più adatta a Disneyworld la Sea Stallion (una riproduzione di una nave vikinga) esposta nel giardino interno. Il cappuccino nel caffè interno à imbevibile.
Pic: Boyne Street, Dublin
Song: Creedence Clearwater Revival – Bad Moon Rising
Link: www.dublinairport.com


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