Una calamità ritmica
Be’, cari miei, dovrei esserci abituato! Una cosa periodica! Un avvenimento ciclico! Un terremoto ricorrente! Di più! Un disastro stagionale! Una calamità ritmica! Dieci anni che non riesco dal trip. Un odissea! Un labirinto! E sempre lì che ti aspetta al varco! Un appuntamento immancabile! Non faccio in tempo a fare un progetto che casco lì! La casa! La casa! Voglio una casa! L’ho detto! Un flusso ricorrente! Puntuale come una maledizione! Accidenti!
Esco dal Liceo, ho diciannove anni. Vado all’università. Quella di Cagliari. La casa è mia, ma è gigantesca e per pagare mutuo e spese si affitta ad altri studenti. I senzatetto studenti mi invidiano. Eh, la stanza ce l’ho, ma devo gestire una casa da buon albergatore. Arriva di tutto: compari sbruffoni, paranoici che minacciano di bruciarmi la cucina, allergici alla pulizia, amici sinceri, ragazze che si portano un tipo diverso ogni sera, ladri che mi rubano racchetta da tennis e l’anello in corniola di mio nonno, accaniti giocatori notturni di Risiko, ingegneri dal cuore infranto e fancazzisti da un esame all’anno. Sette anni che sono un cancan che non vi immaginereste. Ogni anno facce nuove. Amici di amici di compagni di compaesani dei cugini.
Mi laureo e vado a specializzarmi a Roma. Sette mesi a Monte Sacro. Camera matrimoniale con prezzi dublinesi in appartamento condiviso con una torinese collega di corso e una coppia di coreani cantanti lirici che ogni giorno cucinano speziato. E poi un anno in Albania con le Nazioni Unite. Una casa di tre piani con quattro bagni tutta per me a Scutari. Cento dollari al mese, ma acqua e luce solo tre ore al giorno e coprifuoco dopo le nove. Poi i miei viaggi di solidarietà in Costa Rica nei residence a cinque stelle, in Marocco nella casa del sindaco, in Montenegro in albergo con Jacuzzi. Il mio volontariato e i miei campi di lavoro in Turchia, Svizzera, Italia, Albania, Tunisia, Moldova, Olanda, Repubblica Ceca dove, con il mio sacco a pelo, dormo per terra a fianco di insetti e una dozzina di volontari su ruvidi pavimenti di scuole, casermoni o stalle. Ma anche il mio lavoro ecoturistico nel Devon, dove condivido per sette mesi una decadente british house con tre spagnoli.
E poi la mia permanenza negli ecovillaggi. Tra gli spirituali a Findhorn in Scozia, tra i permacultori nell’Oxfordshire, tra gli ecumenici a Milton Keynes, tra i buddhisti a Kendal nella Cumbria. Dove i valori sono olismo, inclusività e armonia e non posso neanche andare a pisciare senza condividere la cosa con la comunità. E poi i mesi sulla Riverside Drive nel West Village di New York. Viaggio tanto, ma ho sempre la mia casa di 250 metri quadrati nel quartiere Vecchio Mulino di Cagliari. E la mia Itaca, la mia salvezza di una vecchiaia senza pensione. Ma poi la mia ragazza, forse stanca dei miei viaggi, mi spezza il cuore e mi porta via l’anima e di quella casa di gioie e dolori non voglio più saperne nulla e la vendo ad un prezzo ridicolo. Via da Cagliari, via! Inscatolo i miei libri e i miei CD e via. Sono homeless.
Finalmente Milano. La mia amata Milano! Un anno in bilocale nel quartiere Assietta. Ogni giorno treno delle Nord per Cadorna, ma finalmente solo! Doccia alle tre di mattina e divano letto per gli ospiti. Ma poi ci ricasco. Mi innamoro e lascio il mio spazioso bilocale per un sottotetto in via Canonica da dividere in due. Accogliente, centrale e romantico ma troppo stretto per due.
Poi l’Irlanda. La casa dei mille post-it con i francesi puzzoni e finalmente Winter Garden con Pippa e Johana, dove la sera si sorseggia vino, si abbassano le luci e si ascolta jazz. Ma le ragazze vanno via a fine mese e rent e bills sono troppo alti per pagarli da solo. Devo cambiare casa. Ora sono a Londra ho fatto qualche interviews e visto qualche appartamento. Visto che la crisi economica irlandese ha colpito la mia piccola azienda e la mia attuale casa è troppo costosa forse è il momento di rimettersi in gioco e di intraprendere nuovi percorsi e cercare nuove case. Dopo le interviews del mattino appuntamento oggi alle quattordici davanti a una casa in affitto a Paddington, bel quartiere tra l’Hyde e il Regent’s Park. Vado a vedere. Una coda. Una strafila! Che è? Il pane gratis? L’assalto ai forni! Di più, di più! Una casa in affitto. Diciotto persone. Anzi di più. Una cosa terribile. Studenti. Sposini. Marocchini. Pakistani. Pensionati. Ragazze madri.
La casa! La casa! Monoletto o sottotetto! Bilocale o cantinale! Mansardato o cascinale! Un flusso periodico! Un mal di pancia! Un annuncio. Due annunci. Referenziatissimo. Dici: trovo un lavoro. Una brava ragazza. Faccio la persona onesta. Dici. E la casa? Be’ mica storia da niente. Una storia senza fine. Un terremoto ricorrente. Se trovo un lavoro più sicuro e al riparo dalla recessione irlandese e magari qualche nuovo coinquilino per la mia costosa casa rinuncio alle offerte di lavoro londinesi e rimango a Winter Garden. Rimanere! Rimanere? Nella mia amata Dublino da double room minuscole a euro 800 e bilocali in cartone a euro 1600.
Song: Indigo Girls – Make This House A Home
Link: www.daft.ie/32932
Esco dal Liceo, ho diciannove anni. Vado all’università. Quella di Cagliari. La casa è mia, ma è gigantesca e per pagare mutuo e spese si affitta ad altri studenti. I senzatetto studenti mi invidiano. Eh, la stanza ce l’ho, ma devo gestire una casa da buon albergatore. Arriva di tutto: compari sbruffoni, paranoici che minacciano di bruciarmi la cucina, allergici alla pulizia, amici sinceri, ragazze che si portano un tipo diverso ogni sera, ladri che mi rubano racchetta da tennis e l’anello in corniola di mio nonno, accaniti giocatori notturni di Risiko, ingegneri dal cuore infranto e fancazzisti da un esame all’anno. Sette anni che sono un cancan che non vi immaginereste. Ogni anno facce nuove. Amici di amici di compagni di compaesani dei cugini.
Mi laureo e vado a specializzarmi a Roma. Sette mesi a Monte Sacro. Camera matrimoniale con prezzi dublinesi in appartamento condiviso con una torinese collega di corso e una coppia di coreani cantanti lirici che ogni giorno cucinano speziato. E poi un anno in Albania con le Nazioni Unite. Una casa di tre piani con quattro bagni tutta per me a Scutari. Cento dollari al mese, ma acqua e luce solo tre ore al giorno e coprifuoco dopo le nove. Poi i miei viaggi di solidarietà in Costa Rica nei residence a cinque stelle, in Marocco nella casa del sindaco, in Montenegro in albergo con Jacuzzi. Il mio volontariato e i miei campi di lavoro in Turchia, Svizzera, Italia, Albania, Tunisia, Moldova, Olanda, Repubblica Ceca dove, con il mio sacco a pelo, dormo per terra a fianco di insetti e una dozzina di volontari su ruvidi pavimenti di scuole, casermoni o stalle. Ma anche il mio lavoro ecoturistico nel Devon, dove condivido per sette mesi una decadente british house con tre spagnoli.
E poi la mia permanenza negli ecovillaggi. Tra gli spirituali a Findhorn in Scozia, tra i permacultori nell’Oxfordshire, tra gli ecumenici a Milton Keynes, tra i buddhisti a Kendal nella Cumbria. Dove i valori sono olismo, inclusività e armonia e non posso neanche andare a pisciare senza condividere la cosa con la comunità. E poi i mesi sulla Riverside Drive nel West Village di New York. Viaggio tanto, ma ho sempre la mia casa di 250 metri quadrati nel quartiere Vecchio Mulino di Cagliari. E la mia Itaca, la mia salvezza di una vecchiaia senza pensione. Ma poi la mia ragazza, forse stanca dei miei viaggi, mi spezza il cuore e mi porta via l’anima e di quella casa di gioie e dolori non voglio più saperne nulla e la vendo ad un prezzo ridicolo. Via da Cagliari, via! Inscatolo i miei libri e i miei CD e via. Sono homeless.
Finalmente Milano. La mia amata Milano! Un anno in bilocale nel quartiere Assietta. Ogni giorno treno delle Nord per Cadorna, ma finalmente solo! Doccia alle tre di mattina e divano letto per gli ospiti. Ma poi ci ricasco. Mi innamoro e lascio il mio spazioso bilocale per un sottotetto in via Canonica da dividere in due. Accogliente, centrale e romantico ma troppo stretto per due.
Poi l’Irlanda. La casa dei mille post-it con i francesi puzzoni e finalmente Winter Garden con Pippa e Johana, dove la sera si sorseggia vino, si abbassano le luci e si ascolta jazz. Ma le ragazze vanno via a fine mese e rent e bills sono troppo alti per pagarli da solo. Devo cambiare casa. Ora sono a Londra ho fatto qualche interviews e visto qualche appartamento. Visto che la crisi economica irlandese ha colpito la mia piccola azienda e la mia attuale casa è troppo costosa forse è il momento di rimettersi in gioco e di intraprendere nuovi percorsi e cercare nuove case. Dopo le interviews del mattino appuntamento oggi alle quattordici davanti a una casa in affitto a Paddington, bel quartiere tra l’Hyde e il Regent’s Park. Vado a vedere. Una coda. Una strafila! Che è? Il pane gratis? L’assalto ai forni! Di più, di più! Una casa in affitto. Diciotto persone. Anzi di più. Una cosa terribile. Studenti. Sposini. Marocchini. Pakistani. Pensionati. Ragazze madri.
La casa! La casa! Monoletto o sottotetto! Bilocale o cantinale! Mansardato o cascinale! Un flusso periodico! Un mal di pancia! Un annuncio. Due annunci. Referenziatissimo. Dici: trovo un lavoro. Una brava ragazza. Faccio la persona onesta. Dici. E la casa? Be’ mica storia da niente. Una storia senza fine. Un terremoto ricorrente. Se trovo un lavoro più sicuro e al riparo dalla recessione irlandese e magari qualche nuovo coinquilino per la mia costosa casa rinuncio alle offerte di lavoro londinesi e rimango a Winter Garden. Rimanere! Rimanere? Nella mia amata Dublino da double room minuscole a euro 800 e bilocali in cartone a euro 1600.
Pic: Paddington Houses, London
Song: Indigo Girls – Make This House A Home
Link: www.daft.ie/32932
riflessioni
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Bisogno di solitudine
escursioni
Antonio ( )
Chissapperché ti capisco perfettamente 🙂
Anonimo ( )
Ciao Utopie, penso sia la prima volta che commento sul tuo blog.
Eh, già… la casa. Ho avuto anch’io, per anni il trip della casa, per avere l’indipendenza, per “vivere la mia vita”, per dedicare del tempo a me stesso. Invece, prima l’università, poi il lavoro precario, poi il lavoro stabile ma dallo stipendio precario, poi i tanti (troppi) soldi buttati in cazzate, poi “è inutile ch’io prenda casa che poi magari si finisce a convivere ed è troppo piccola per tutti e due”. Alla fine la casa ora l’ho presa, insieme ad un’altra persona e non è certo “la casa dei miei sogni”, se mai ne è esistita una. Però è meglio di niente.
Saluti!
bacco1977 ( )
utopie inglesi
vai o resti?
andima ( )
beh in Irlanda non e’ proprio il caso di pensare ad una casa ora visto l’andamento del valore degli immobili, l’ultimo mese e’ stato il declino minore annuale, perdendo solo lo 0.6% contro il 9.2% da Aprile 2007, numeri, come i soldi che servono lo so :(, siamo schiavi di una societa’ fondata sul denaro uffi, l’importante e’ non perdere il sorriso e anche un buco diventera’ una reggia (spero) 😉
DirtySpoon ( )
Mi piace leggere questo blog perchè ha qualcosa da dire.
Londra è troppo costosa (spero di lasciarla al massimo fra un anno e mezzo), le mete del futuro sono in estremo oriente 😉
Ciaoo
Anonimo ( )
ciao. leggo da un po’ questo blog perche’ mi piacerebbe trasferirmi in Irlanda. Ora sono perplessa… Gli affitti a Dublino costano davero cosi’ tanto? Con la crisi che avanza non so se valga la pena andarci in questo momento…
utopie ( )
già la casa è un problema. a dublino come a londra, anche se nella capitale inglese per prezzi simili la qualità mi pare migliore. Per il resto non è detto che mi trasferisca, vedo un pò come si mette la situazione lavorativa a dublino e a settembre decido.
lucilla io parlo degli affitti di dublin 2 (il quartiere georgiano del centro dove preferisco vivere), in periferia e in zona del centro degradate (come alcune di dublin 1) credo costi meno. Il lavoro continua a diminuire in irlanda, c’è ancora qualcosa in alcuni settori (IT, customer service, banking), ma in altri (come marketing e commercio estero) è decisamente più invitante londra.
utopie ( )
p.s. questo weekend ho ospiti due miei amiche ungheresi, si va due giorni in donegal, abbiamo 1 posto libero in macchina, se qualcuno si vuole aggregare me lo comunichi entro 24 ore.
Anonimo ( )
Buffo che chi si sia gettato nell’avventura irlandese a capo fitto adesso sia costretto a scappare a gambe elevate da mamma London (che e’ cara se si viene dall’Italia, non si dispone di stipendi in valuta locale!).
Come non pensare che questo boom fittizio dovesse prima o poi scoppiare, meno male che c’e chi studia Economia..
I miei colleghi londinesi, 40enni,
stanno adesso pagando il mutuo della seconda casa (e senza mai aver goduto di aiutini paterni).
cheers
andima ( )
come sono le amiche?? 😀
utopie ( )
rufus. io non credo di stare per “scappare a gambe levate da mamma london”. Oltre al fatto che io non sono venuto in Irlanda solo per il lavoro ma fondamentalmente per la necessità di andare via dall’Italia e per la curiosità di scoprire una città e una nazione in cui non ero mai stato, anche fossi venuto solo (o principalmente) per il lavoro, non vedo che ci sia di male a spostarsi dove ci sono maggiori opportunità. Lo fanno le aziende e lo possono fare anche le persone (a meno che non si abbia mutuo, moglie, figli o genitori a carico). Raramente chi viene in Irlanda dall’Italia rimane per lungo periodo (oltre 1 o 2 anni), a prescindere da boom o recessione economica. Io prima di arrivare non avrei mai immaginato che dopo un anno mi sarei trovato ancora qui. Anche se forse è arrivato il tempo di mettere radici personalmente cambiare città o lavoro non mi preoccupa, anzi. Quello che mi da noia come cercavo di spiegare nel post è la ricerca della casa. dovrò comprarmi un camper…
andima. carine of course!
Paolo Valteroni ( )
Che ne dici di una Boat House?
La mettiamo a mollo sul grand canal e nei fine settimana andiamo pure a farci un giretto.
Dai un’occhiata al sito http://www.iwai.ie/
Goditi il weekend!!!!
bacco1977 ( )
@rufus
London e’ una delle mie destinazioni possibili tra 1 anno. Anche se un po’ mi spaventa. Sai troppo grande. personalmente sto cercando un posto piu’ tranquillo dove metter su famiglia. Ma bisogna che sia anche abbastanza stabile economicamente. Qui c’e’ serio rischio di tornare a pascolare le pecore.
15 mesi fa ho scelto l’Irlanda perche’ l’accesso al lavoro era piu’ semplice. ora che ho maggiore esperienza posso spostarmi con tranquillita’. Ma mi coglio godere sto tempo di merda un altro anno.
Anonimo ( )
Io l’anno prossimo finisco il collage a Cork e credo che mi trasferirò in Inghilterra come molti miei colleghi. Ormai come diceva maurizio “la festa è finita”. Londra però mi spaventa un pò, penso che cercherò una città più piccola.
Riguardo agli affitti in Irlanda è decisamente faticoso divincolarsi. Diminuiscono le offerte di lavoro, i salari, il costo delle case, ma continuano ad aumentare gli affitti… questi sono matti!
Anonimo ( )
Non capisco in che cosa spaventi londra! Per carita io mi ritengo fortunato, abito e lavoro in pieno centro (10 min a piedi, non conosco ne tube ne bus), ma qui si vive bene assai, anzi penso che per chi venga da citta come Milano o Roma (dove ho vissuto), sia un Club Med…
Anonimo ( )
a me londra mi è persa bella, ma anche troppo grande e dispersiva. come un puzzle di diversi quartieri a volte diversissimi e non amalgamati. molto diversa da cork dove vivo o anche da dublino che in fondo è una città e non una megalopoli.
Anonimo ( )
maurizio, ma non avevi intenzione di andare a Firenze tramite la tua azienda irlandese?
(una lettrice abituale)
utopie ( )
francesca quando si parla di crisi economiche, finanziarie e occupazionali sembra sempre che siano aridi dati macroeconomici che riguardano solo gli altri. le piccole aziende irlandese investita dal boom irlandese anni fa hanno cercato di diversificare e aprirsi ai mercati esteri troppo tardi. il core business in molti casi era e rimane l’Irlanda e con i clienti locali in crisi che chiudono bottega le aziende che offrono servizi BtoB sono in apnea da mesi. l’apertura dell’ufficio a firenze nel 2009 è stata rinviata a data da destinarsi e da come si è messa la situazione non so a dire la verità se nel 2009 esisterà ancora la mia azienda e tante altre simili in irlanda…
ஜღBaRbYღஜ ( )
Ciao Uto, secondo me e’ la sfiga che ti perseguita. Prima Xerox, ora quest’altra azienda…
Anonimo ( )
Caro Utoie, il tuo racconto di vita e proprietà mi è piaciuto molto 😉
Anch’io in Irlanda mi ci ero trasferita per poco tempo ed adesso sono qui da 17 anni. Non so cosa sia successo, probabilmente un fatto di vita dietro l’altro che hanno contribuito alla scelta, o forse neanche tanto di scelta si tratta.
Non sono un tipo stanziale ne’ credo alla proprietà, mi sarebbe piaciuto stare in affitto più a lungo, ma mio marito è Irlandese e gli irlandesi hanno la fissazione della proprietà. Ammetto che è stato un investimento che in questo clima di recessione ci da un asset che non molti hanno, per cui in retrospect devo dare ragione al consorte, ma che bellezza sarebbe la libertà della boat house prospettata da Paolo, la libertà delle scelte non condizionate da un indirizzo stabile!
Ti auguro la scelta migliore per il futuro, che soprattutto non sia condizionata solo da fattori econumici ma anche dal cuore, come del resto mi sembra tu abbia fatto in passato 😉
Anonimo ( )
E quindi Utopie, hai gia un piano di fuga? Penso che adesso anche a Londra prima di assumere invece di 2 ci pensano 20 volte.
Forse in Accenture non avresti avuto problemi. Sei un’economista
ma segui troppo il core… in fin dei conti uno si fa le sue ore poi inizia la vita (parlo del lavoro concepito dai britannici, non dagli italiani).
utopie ( )
barbi. magari sarò sfigato io e le tante migliaia di lavoratori in aziende in crisi o in partenza, ma credo che le multinazionali vadano via dall’irlanda per i salari troppo alti da pagare e la fine delle agevolazioni fiscali, e le piccole e medie azienda stiano fallendo una dopo l’altra perchè non sono riuscite a diversificarsi e a internazionalizzarsi quando c’erano le vacche grasse.
marta. la parola fuga non mi piace. io sono un professionista sul mercato che viene scelto e sceglie seguendo cuore e portafoglio. mai pensato di rimanere a dublino tutta al vita. su accenture ci ho pensato anche io che forse ho fatto una idiozia a lasciare il lavoro, ma penso alla fine di aver fatto bene per 3 motivi:
1) accenture non resterà per sempre a dublino (i team ispanici si sono già trasferiti a buenos aires e altri team si stanno spostando in altre sedi).
2) in accenture facevo un lavoro noioso e non da economista. tra l’altro non avrei potuto fare carriera facilmente dato che non ero stato assunto internamente, ma da un’agenzia esterna da cui ero ufficialmente dipendente.
3) ho scoperto che i recruiters guardano quasi solo l’ultimo lavoro fatto. non importa se hai una laurea a Oxford e hai lavorato 5 anni per l’ONU. Se il tuo ultimo lavoro è stato puliscicessi, ti saranno offerti lavori da puliscicessi. Io dovevo al più presto cambiare settore (da IT a marketing). In effetti, ora con cv aggiornato le offerte di lavoro che ricevo sono in area marketing dove ho maggior interesse ed esperienza.
martina. le scelte di cuore mi hanno rovinato e arricchito la vita. la mia prossima dovrà essere oculata.
andima. non sai quello che ti sei perso… 😉
Aizen ( )
Come hai fatto a cambiare settore?
Secondo me i rectruiters guardano solo a quello che uno fa, quindi se sei programmatore Java non vai bene per il C# (senza senso….). Non considerano che un ingegnere italiano vale 5 volte un loro ingegnere e in 1 mese si rimette in linea, inoltre puo’ anche imparare da zero.
Questo accade anche in italia imho.
Anonimo ( )
Capisco il tuo stato d’animo, e non amo il commento di Rufus.
Non giustificare le tue scelte e le tue decisioni passate o future. Siamo tutti professori nel giudicare le decisioni altrui, ma solo tu ti ci sei trovato e solo tu hai scelto. Bene o male è sempre giusto.
E’ il tuo meraviglioso modo di essere.
Dico meraviglioso perché secondo me hai saputo abbinare cuore e cervello; e finché il cuore decide ed il cervello da lontano guida, sei nel giusto.
In bocca al lupo, vedrai che tutto andrà per il meglio …. l’ottimismo non è incoscenza
Unknown ( )
Ma… m’e’ venuto un dubbio mostruoso!
Ma non e’ che hai sbagliato parte di mondo???
O forse sto proiettando in te qualcosa di spaventoso???
Insomma… Cabo no eh?
X Il Giocatore: parlando per esperienza pluriennale posso dire che gli ingegneri italiani non solo si meritano di ricevere legnate a ma spesso si autosopravalutano. (No, non sono ingegnere e felice di non aver mai studiato da tale!).
Al contrario gli Italiani, in quanto tali, a volte si sottovalutano.
ColuiAlQualeDicestiMiSembriIlBenveEtcEtc
Aizen ( )
un qualsiasi studente di ingegneria di Padova fa i corsi di laurea inglesi/spagnoli/irlandesi col 30% del suo cervello (da erasmus tornarono tutti col 30), perché noi qui siamo abituati a corsi da guerra civile: Analisi Matematica con 180 persone in classe.
Per cui, no mi spiace, ma ingegnere italiano >>>> ingegnere straniero.
Poi le esperienze lavorative hanno piu' senso all'estero, perché e' chiaro siamo in italia, le aziende sono gestite da pecorari piu' o meno.
Ma come universita' e preparazione teorica non c'e' paragone. A padova a ingegneria e' durissima, a Barcellona al pomeriggio fai windsurf e sei ingegnere uguale. Non ti dico a Cork…
Questa idea e' la stessa di alcuni professori di padova (di meccanica).
Anonimo ( )
vorrei chiedere al giocatore,
del sapere acquisito dal buon ingegnere padovano,
quato ne impieghera’ sul campo (vedi lavoro)?
Poi aiutarti a rispondere: 0 (a meno che non sia un lavoro molto ma molto tecnico).
Pensi che all’estero siano degli idioti? Io penso che siano molto piu inseriti
nel tessuto lavorativo e le universita non sono nicchie
che si riempiono di teoria fine a se stessa…
Io sono ingegnere laureato alla Scuola Nornale Superiore di Pisa (che vuol dire in pratica che
oltre alla laurea devi mantenere la media del 27 e in piu devi dare esami interni).
Unknown ( )
X Il Giocatore: ti sei “fregato” (tra virgolette perche’ qui mica si fa una battaglia eh… o no?) da solo dicendo: “perché e’ chiaro siamo in italia, le aziende sono gestite da pecorari piu’ o meno”.
Sono daccordo al 90%… il dieci per cento di scarto e’ dato dal quel “o meno”.
Il fatto e’ che quasi tutti quei pecorari… indovina!… SONO INGEGNERI ITALIANI!!!
Visto che sei stato a Padova dovresti saperlo pure bene.
Detto questo, sono famosi gli esami “burla” dell’Erasmus. Io ho studiato Fisica a Firenze e: 1) la gente che tornava dall’Erasmus con dei 30 non avevamo mai quegli esami convalidati e gli toccava sempre ridarli… con scarsi risultati; 2) ricordo che una volta mi capito’ un ingegnere che mi presento’ un compito di analisi e che gli risolsi in dieci minuti credendo che fossero esercizi presi dal un libretto della Teknos… Analisi ad Ingegneria non e’ mai stato tutto quel gran dramma, dai!
Xroberto: prima di tutto complimenti, la Normale e’ sempre stato un incubo rinomato. Secondo, si! sono stradaccordo con te. Seppur la qualita’ della teoria all’estero e’ un po’ piu’ scarsa (e non e’ tutto questo male), l’inserimento nel tessuto professionale e’ altamente migliore.
ColuiAlQualeDicestiMiSembriIlBenveEtcEtc
Aizen ( )
Io non parlo di binomio universita’-lavoro, che infatti fa schifo in italia. Adesso si sta discutendo sui risultati della riforma universitaria del 3+2, ho le opinioni (prese da una rivista che arriva solo agli ingegneri iscritti all’ordine) di vari rettori universitari italiani. Tutti sono d’accordo che e’ stato un flop. A me fanno ridere anche loro, che ne hanno approfittato per moltiplicare corsi di laurea in micro-lauree specialistiche solo per far cassa.
Esiste un ingegnere dell’informazione diverso da un ingegnere informatico. LOL
Detto questo, @roberto : si, penso che all’estero gli ingegneri siano piu’ scarsi, a livello di preparazione teorica, e lo dimostrano pochi semplici fatti:
1) a Cork il nostro l’esame “Analisi matematica I” corrisponde a 2 esami loro.
2) tutti quelli (e dico tutti, quindi sia gente padovana che e’ uscita con 110 che gente che uscita con 90) andati all’erasmus sono tornati con un poker di 30/30. In piu’ feste/party ogni sera, praticamente studiavano
3) Forse a Pisa siete un’elite e non sapete che vuol dire un corso da 180 persone con perntuale di bocciati 50%. All’estero non succede mai, il sistema e’ diverso, a fine anno si passano tutti gli esami o si ripete l’anno in pratica (succede anche in Russia, Polonia, ecc…).
Questo e’ l’unico motivo per cui all’estero si laureano prima: Non rimangono indietro di singoli esami che si accumulano.
Non esiste uno studente di college americano dell’anno X che deve recuperare un esame dell’anno X-1 e 2 esami dell’anno X-2.
A 24 anni escono
Poi vabbe’, potrei anche dire che al sud italia i voti vengono anche regalati o gonfiati (e questo e’ dimostrato da recenti inchieste giornalistiche), tipo bella la laurea in fisica a macerata….proprio come fare la Normale di Pisa.
Anonimo ( )
Comunque e’ un dibattito alquanto
sterile, quel che conta e’ come si lavora e non il fatto di aver preso 30 alla Sorbona o a Camerino…
Anzi qui in UK non importa proprio una sega e taluni tra i top manager che conosco non sono manco laureati (eppure alcuni molto validi), e parlo di quelli che ho conosciuto prima alla Tesco quindi
alla HSBC (ovvero due colossi).
Unknown ( )
X Roberto: sparare un po’ sugli ingegneri italiani non e’ mai tempo perso, tantomeno sterile. Anzi… chi piu’ ne ha piu’ ne metta :):):).
Anonimo ( )
@il giocatore, riformulo meglio la domanda, vivi e lavori in Italia?
Anonimo ( )
@il giocatore, ma ti trovi in Italia?