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Perché l’Irlanda ha detto ‘sì’ al matrimonio tra persone dello stesso sesso

Notevole sorpresa è stata espressa in tutto il mondo per il fatto che la tradizionalmente conservatrice e cattolica Irlanda ha approvato — con una maggioranza di oltre il 60%. — il matrimonio omosessuale in un referendum il 22 Maggio.


Notevole sorpresa è stata espressa in tutto il mondo per il fatto che la tradizionalmente conservatrice e cattolica Irlanda ha approvato — con una maggioranza di oltre il 60%. — il matrimonio omosessuale in un referendum il 22 Maggio. Il fatto è che l’Irlanda non è più un paese cattolico come si intende abitualmente. Gran parte della popolazione urbana è ciò che qui viene chiamata “cultural Catholics”, cioè cittadini a cui ancora piace avere battesimi e funerali nella locale chiesa cattolica, ma che è molto poco praticante. E i veri credenti che ancora costituiscono una parte considerevole della popolazione, non si sentono obbligati a obbedire alle disposizioni dei vescovi, che domenica scorsa dai pulpiti avevano invitato a votare “no” al referendum. I motivi sono nel diffuso disgusto alle rivelazioni che hanno portato allo scoprire che negli ultimi due decenni c’è stato un diffuso abuso sessuale su minori ad opera di parte del clero, ma soprattutto della copertura da parte dei vescovi, così come ha fatto scandalo lo scoprire il maltrattamento di madri non sposate nelle istituzioni religiose.

Inoltre, negli ultimi anni l’Irlanda ha goduto di una prosperità economica senza precedenti, che ha contribuito a rendere la popolazione più borghese e laica. Mezzo secolo fa, i leader politici irlandesi temeva come in Italia la “belt of the crozier” “, cioè la condanna da parte del clero nel caso avessero promosso una legislazione in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Ora questo non vale più per tutti i partiiti politici, compreso il partito cattolico e di centro-destra Fine Gael del Taoiseach (Primo Ministro) Enda Kenny che ha promosso il “si” al referendum.

Gli atti omosessuali sono stati depenalizzati in Irlanda solo nell’ultimo quarto di secolo, e da allora, i gay e le lesbiche sono accettati. I Gay Pride sono una cosa normale, una più colorata e gioiosa parata di San Patrizio a cui aderiscono ogni anno tutti i partiti politici. Questa “rivoluzione sociale” è stata aiutata da generosi finanziamenti di movimenti egualitari americani e da organizzazioni che hanno promosso i diritti dei LGTB come Amnesty International Irlanda e che hanno preparato il terreno che ha portato in pochi anni una società che puniva l’omosessualità come reato ad uno stato che attraverso un voto popolare ha inserito nella sua costituzione il matrimonio gay.

Popolari star dello sport, della musica e del cinema hanno recentemente scritti libri su come affrontare l’essere gay. Il ministro della Salute Leo Varadkar all’inizio di quest’anno ha detto di essere gay e non c’è stato nessun scandalo. L’ex presidente, Mary McAleese ha rivelato di avere un figlio gay e ha promosso la campagna per il “sì”. Questo è stato un duro colpo per la campagna per il “no”, dato che la McAleese è molto amata ed è una devoto cattolica. Dato che tutti partiti politici e le maggiori organizzazioni sindacali, culturali e sociali erano per il “si” al referendum , la campagna per il “no” è stata guidata dalla sola Iona Institute, un gruppo di pressione conservatore ultracattolico. La campagna per il “no” si è basata sulla sua tesi secondo la quale un “sì” avrebbe significato un futuro di coppie sposate di sesso maschile con figli surrogati senza rapporti con la madre biologica.

Durante la campagna referendaria, molti dei “sì” sono arrivati per sostenere i LGTB presenti nelle cerchia di parenti e amici. Sapendo che in tempi passati la vita di gay e lesbiche in Irlanda era solitaria e infelice. Una importante corrispondente televisiva , Ursula Halligan, ha fatto “came out “ la scorsa settimana con un racconto devastante di come la sua vita personale sia stata rovinata dal dover nascondere il suo orientamento sessuale. Tali eventi hanno creato un desiderio nazionale di porre fine alla ingiustizia verso gay, lesbiche, transessuali e bisex.

Il senso che un “no” avrebbe perpetuato una negazione dei diritti di cui godono eterosessuali ha spinto molti giovani per il “si”. I social media in Irlanda sono stai invasi dalla campagna per il “si” con molte campagne virali e varie mobilitazioni. E i giovani hanno fatto la differenza, votando in massa e migliaia di espatriati sono tornati a votare da paesi anche lontani come il Canada, gli Stati Uniti e l’Australia. Tantissimi eterosessuali hanno voluto avere la possibilità di dimostrare che non avevano pregiudizi, che non avevano alcun problema con le persone che erano gay, che volevano vivere in un paese in cui tutti i cittadini sono valutate allo stesso modo.

L’Irlanda ha consegnato alla storia un passato oscuro. L’Irlanda oggi è un paese più libero, più forte e più unito. Un paese in cui tanti espatriati vedono riconosciuto quanto è loro negato nei paesi d’origine.